La Spezia, 16 marzo 2012 - SE navighi con le vele gonfiate dal vento della passione non c’è bufera prevedibile che ti possa spaventare. Per Laura, Luigi, Alessandra, Giorgio e i loro 21 compagni di corso l’entusiasmo soffia a mille. A farlo ingrossare sono bastati i primi cinque mesi dei due anni di specializzazione in design nautico navale al Polo Marconi. Complici forse le emozioni della vista sul golfo dei poeti che accompagna le loro giornate di studio, il feeling con i professori, l’orgoglio del premio «Skiff dell’anno» per Corsara, la seconda barca a vela classe R3 progettata e costruita al Polo Universitario spezzino. Così hanno deciso di navigare a vista per superare ogni ostacolo e costruire il «loro» skiff con cui partecipare alla prossima edizione di «1001 Vela Cup», la regata che mette in competizione gli studenti universitari, misurandone le doti di progettisti, costruttori e velisti. Il laboratorio è da ripulire, attrezzare, organizzare? Bene, poseranno le penne e indosseranno i guanti, si armeranno di ramazze e palette, sfrutteranno la forza delle braccia per rimettere a posto quel capannone dentro l’Arsenale militare «agguantato» dall’Università grazie ad un accordo con il Centro di formazione Cisita e la Provincia. Lavoreranno intorno all’antico Leudo, il simbolo della marineria ligure recuperato dall’abbandono a Chicago e destinato ad un futuro museale. Una sfida nella sfida nel reparto «Carpentieri e calatafati» dell’Arsenale, accanto ai maestri d’ascia che insegnano un mestiere ai giovani del Cisita e agli operai specializzati della Marina che fanno manutenzione alle navi Vespucci e Palinuro.

«Hanno chiesto di poter costruire una nuova imbarcazione — spiega l’ingegnere Dino Nascetti, presidente di Promostudi — e gli abbiamo detto sì ma le risorse sono pochissime. E’ un anno difficile che vedrà l’Università in prove dure di ingegneria finanziaria. La ditta dove abbiamo costruito le altre due barche è in una situazione complicata e non può ospitarci e, considerando le risorse disponibili, avevamo previsto tempi più lunghi per allestire il laboratorio». Ma, a dispetto dell’ironia che di questi tempi abbonda sulla loro indolenza, i giovani hanno fretta di mettere a frutto il loro tempo. «Se daremo una mano riusciremo a sistemarlo» assicurano i 25 del corso specialistico, pronti a togliersi le Converse e infilarsi gli scarponi antinfortunici. E i tempi sono diventati strettissimi: poco più di tre mesi per selezionare gli otto progetti elaborati nella prima fase del corso, scegliere quello migliore, sistemare il laboratorio, costruire lo Skiff e metterlo in acqua. Due le ipotesi: ottimizzare una delle due imbarcazioni esistenti (Speziale o la premiata Corsara) oppure realizzare un nuovo scafo, all’avanguardia, magari un po’ «rivoluzionario». «Vorremmo farne uno nostro, naturalmente — dicono speranzosi gli studenti — ma alla fine decideranno i professori, considerando tutte le esigenze». A guidarli nella precoce immersione nel mondo del lavoro vero ci sono i professori Andrea Ratti, Mauro Sculli e Edward Canepa, l’assistente Matteo Costa. Ma l’Università ha colto l’occasione della costruzione pratica della barca da regata per spingerli fino in fondo nella realtà di un’azienda. Così la classe diventerà un «team» e Fabrizio Grisolia, giovane spezzino laureato al «Marconi», sarà il suo «team leader»: dovranno assegnarsi gli incarichi, organizzare i turni di lavoro, pianificare gli stati d’avanzamento, dalla sistemazione dei macchinari, ai piani di tracciatura fino alle prove in mare. Per la falegnameria avranno il supporto degli esperti del Cisita e dei loro macchinari.

«PER ESSERE in mare a fine giugno dovrete cominciare già domattina» li sfida l’ingegnere Nascetti durante la prima visita al capannone che diventerà il loro laboratorio. Ma loro sono già pronti: mentre ancora girano negli angoli pieni di storia dell’Arsenale è come se già avessero ripulito tutto e sono a ragionare di disegni, banconi, attrezzature. Quasi tutti «forestieri» i 25 del team del futuro «Skiff» con il quale, naturalmente vogliono gareggiare per vincere e magari portare la prossima regata alla Spezia. Vengono da Milano, Roma, Portogruaro, Bari... Sono Alberto Angelucci, Pietro Argentero, Laura Avogadri, Giovanna Beraldo, Elio Biondo, Romano Brussolo, Martina Callegaro, Luigi Cirillo, Ozan Copur, Oris D’Ubaldo, Fabrizio Gariazzo, Matilde Less, Jacopo Leoni, Marta Lulleri, Stefano Luppi, Marvin Modonesi, Lucia Montecucchi, Giovanni Odero, Giacomo Pingelli, Alessandra Ponzetti, Giuliano Ricci, Carlo Rotunno, Giorgio Santello, Vito Zaccaro, Giulia Zappia. La Spezia ce l’hanno già nel cuore e alla città chiedono aiuto per trovare alla barca un nome che la rappresenti.

di Emanuela Rosi

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La Spezia, 13 marzo 2012 - IN PRINCIPIO fu «Speziale». Un nome evocativo, tra omaggio alla città e orgoglio di essere protagonisti di un’impresa speciale. Lo decisero gli aspiranti ingegneri nautici, per la loro creatura navigante, il primo «Skiff» che ha solcato i mari inalberando la bandiera del Polo Marconi. Ora, dopo il bis del Corsara, alle prese con la progettazione e costruzione nel nuovo bolide a vela, riaffiora di desiderio di trovare un nome che al tempo stesso sia simbolo e motivo di coinvolgimento ideale nella nuova sfida, di radicamento dell’università alla Spezia, per una simbiosi che si risolva sempre più in assist reciproci.
La Nazione asseconda il proposito, si fa trampolino di lancio dell’idea e «approdo» delle idee. Nei prossimi giorni sul nostro sito Internet www.lanazione.it/spezia saranno caricati i disegni che hanno preso forma nell’ambito del laboratorio di progettazione della nuova barca a vela. Un’occasione per apprezzare, più in profondità, il lavoro creativo degli allievi del corso di Design Nautico e per stimolare l’ispirazione di chi intende cimentarsi nel piccolo sforzo - che si fa incoraggiamento ai ragazzi, testimonianza di amore alla città - di concepire un nome per lo Skiff. Chi vuole può andare oltre, disegnando anche il logo identificativo. Mettiamo in moto i cervelli. E il cuore.

di Corrado Ricci