La Spezia, 14 agosto 2011 - MORIRE a vent’anni. Morire a Vernazza. Chissà cosa stesse cercando sul far del mattino quella giovane americana sul quel terrazzino un po’ in disparte. Il medico legale Anna Maria di Capua che per dovere d’ufficio ha dovuto ispezionare il corpo l’ha descritta «alta , slanciata dai caratteri somatici ispanici, ma anche molto bella». Il luogo da cui è caduta Kelly Rose Denman non sembra un luogo di morte e per di più ricorda gli scalcinati muri di Montale, il più noto cantore di questi luoghi di Liguria. In un angolo di quel terrazzino da cui si scorge il salto compiuto da questa studentessa del Colorado, accanto al muretto di protezione, una piccola lastra riporta il disegno di un piccolo cuore tracciato da uno sconosciuto innamorato. Chissà se quel tenero segno di vita, in un ultimo barlume di lucidità è stato scorto dalla ragazza all’alba di ieri. Venti metri d’altezza non lasciano scampo a nessuno e una prima ricostruzione, ancora da verificare, parla di «spaesamento» causato dall’alcool. In questo caso l’oblio si è purtroppo trasformato nel sonno della morte.
 

 

IL LENZUOLO che ora ricopre il corpo senza vita rende surreale la spiaggetta che si insinua nella volta rocciosa davanti allo specchio d’acqua che ha restituito il corpo. I due ragazzi del posto che attorno all’una hanno visto galleggiare il corpo non vogliono parlare. E poco disponibili a parlare sono anche i baristi del Blue Marlin, il locale in cui si sono rifugiati i due amici di Kelly. Una ragazza bionda che non sa capacitarsi di cosa sia accaduto e un amico che dice solo di essere di Washington coperto da un asciugamano azzurro, quasi a proteggersi da un freddo dramma che l’ha ingoiato all’improvviso, all’una di un caldo pomeriggio estivo. Sono loro che attorno alle 10 di ieri mattina hanno dato l’allarme denunciando la scomparsa di Kelly.
 

 

«BISOGNA avvertire subito la famiglia di Kelly», dice l’amica, sconvolta. E’ lei a fare la terribile telefonata al padre. A dirgli cosa è successo. «Un incidente, Kelly non c’è più...». I tre ragazzi erano compagni di università che si erano concessi una gita in Italia con meta alle mitiche Cinque Terre.
Fuori sul carruggio la vita scorre. I tavolini dei bar sono pieni, i ristoranti affollati. La babele delle lingue impazza. Qualcuno del posto, tra la folla, sussurra della morte di una ragazza americana. Ma gli stranieri ignari continuano la loro corsa vacanziera.
 

 

SIAMO IN un piccolo borgo delle riviera spezzina, ma potremmo essere anche al centro Manhattan. Eppure anche sul volto del dottore di turno della guardia medica non si scorge la routine. Morire in questo modo misterioso interroga. Non si può rimanere indifferenti. Purtroppo, in attesa delle cause della morte e dell’autopsia, la giostra continua a girare.