Sarzana, 9 febbraio 2011 - ASPETTANDO, con il fiato sospeso, che vengano ufficialmente sbloccati i fondi Fas che «intrappolano» gli ultimi 2 milioni e mezzo per completare il restauro. Aspettando che sia pronto il progetto numero 3 con cui il Comune dovrà accompagnare la richiesta di finanziamento. Aspettando gli ultimi tre appuntamenti della mini-stagione... si continua a coltivare la speranza che torni a crescere qualcosa di simile all’idea che mosse gli «Impavidi» di allora: «educare i costumi, rasserenare gli animi ed emulare le virtù». Ancora deve riallacciarsi il filo del comune sentire che, dopo l’ultima guerra, ha spinto i sarzanesi a sottoscrivere le azioni per comprarlo, andando oltre l’esigenza del singolo di avere uno spazio per «fare cultura», o presumere di farla. L’idea è che un dibattito aperto possa aiutare almeno a costruire con saggezza la futura gestione del teatro. E Roberto Carlone, reduce dallo spettacolo agli «Impavidi» con la Banda Osiris, ci ha donato una sua riflessione preziosa, che riportamo sotto.

 

Da Gabriella Bertone, assessore alla cultura quando il teatro venne acquistato dal Comune nel 1999, arriva invce un appello. Ecco le sue parole: «Non è facile, di questi tempi , parlare di teatro: la bella pagina, però, apparsa sul giornale mercoledì 2 febbraio, mi porta a superare ogni esitazione e cogliere l’invito alla discussione, soprattutto, per tenere vivi interesse e affetto verso un bene culturale di inestimabile valore, qual è il teatro. E’ indubbio che il lungo e travagliato restauro ha smorzato, non poco, l’entusiasmo iniziale e l’orgoglio di una comunità di averlo acquisito e definito Teatro civico degli ”Impavidi”. L’onere economico impera: il sistema di mercato come lo stiamo sperimentando, oggi, fa si che tutto ha un prezzo e nulla un valore, Ma la città ha bisogno del suo teatro: fa parte del suo sistema educativo, è un anello che non può mancare, la rete non va spezzata.

 

Bene ha fatto l’amministrazione comunale a programmare una mini-stagione di spettacolo che, pare, abbia avuto successo. Il teatro è testimonianza, è una fonte più che una conseguenza di cultura: è di questo, a mio avviso, che bisogna tornare a riappropriarci tutti, ”nemmeno uno”. Non vuole essere, questa, un’affermazione di principio, ne ”un’evasione nell’idillio”, ma ritengo e lo sottolineo che è una necessità della mente prima che del “cuore”, una strada da percorrere per interrogarci, confrontarci sui nodi e questioni del presente. Il futuro del teatro è una sfida che dobbiamo accettare con la forza dell’immaginazione e il coraggio di costruire una cultura dove tutto non sia soggetto agli abusi dell’economia».