La Spezia, 10 gennaio 2011 -  Accolta dal tribunale di Spezia la richiesta di scarcerazione di Graziano Tarabugi, già capo settore tecnico del Comune di Riomaggiore. Era l'ultimo ancora in carcere degli otto arrestati il 28 settembre 2010 nell'ambito dell'inchiesta ''Mani unte'', una presunta truffa ai danni dello Stato.
Al geometra, difeso dagli avvocati Marco Corini e Roberto Giromini, sono stati concessi i domiciliari. In tutto, le misure restrittive iniziali erano state 12, quattro delle quali ai domiciliari. Tarabugi, secondo il teorema accusatorio dei Pm Luca Monteverde e Tiziana Lottini, era il braccio operativo del presidente del parco nazionale delle Cinque Terre, Franco Bonanini. Entrambi, per l'accusa, facevano parte di una associazione a delinquere, un gruppo criminoso che gestiva ''in modo inquietante la res publica'', avvantaggiando gli amici e attivando rappresaglie contro gli oppositori, in forza del proprio ruolo istituzionale.

 


A Tarabugi vengono contestati anche episodi in cui avrebbe incassato tangenti: gli sono stati sequestrati nei giorni scorsi tutti i beni, diversi negozi e appartamenti. Attualmente, in carcere non resta più alcun imputato: il 9 dicembre anche a Franco Bonanini sono stati revocati gli arresti domiciliari, contestualmente con la chiusura dell'inchiesta.

 


Gli indagati sono 28: inizialmente erano 25, ma due posizioni sono state stralciate nei tre mesi successivi agli arresti, e se ne sono aggiunte cinque. Alcuni degli accusati sembrano orientati a chiedere il patteggiamento, per accelerare la chiusura del caso: non così Franco Bonanini, che per l'accusa era il regista, e che ha già annunciato di voler controbattere in aula, oltre ad aver scritto un libro di memorie di centinaia di pagine.