La Spezia, 28 settembre 2010 - 'Non c'è pace tra gli ulivi', scrivono sulla pagina Facebook del Parco delle Cinque Terre. L'alba in uno dei luoghi considerati tra gli ultimi angoli di paradiso d'Italia si è rivelata da incubo. Il presidente del parco delle Cinque Terre, Franco Bonanini, e il sindaco di Riomaggiore, Gianluca Pasini, sono stati arrestati nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di La Spezia, condotta dalla squadra mobile per una serie di reati contro la pubblica amministrazione.

 

Secondo quanto appreso, a finire in carcere sono state altre sei persone, mentre altri quattro agli arresti domiciliari. Le accuse vanno dall'associazione a delinquere, alla truffa ai danni dello Stato e al falso materiale. Si tratterebbe di irregolarità all'interno del Comune, finalizzate ad ottenere i finanziamenti dalla Regione Liguria. Fingevano manovre dichiarando lavori del tipo di aver ristrutturato un edificio fatiscente ma di grande valore storico; di aver ripulito un canale alluvionato o di aver rimesso in ordine i sentieri dell'entroterra. Numerose le accuse di abuso d'ufficio e favoreggiamento. I reati contestati ai danni dello Stato raggiungono il valore totale di 1 milione di euro. 

 

Tra i quindici arrestati ci sono anche il comandante della polizia locale di Riomaggiore e il capo dell'ufficio tecnico. Il parco nazionale delle Cinque Terre è inserito tra i patrimoni dell'umanità dell'Unesco dal 1997 e Franco Bonanini è stato nominato presidente del parco per due volte consecutive.

 

Oltre al presidente del parco delle Cinque Terre Franco Bonanini e al sindaco di Riomaggiore Gianluca Pasini, sono stati arrestati il responsabile dell'ufficio tecnico comunale di Riomaggiore Graziano Tarabugi, il funzionario comunale Laura Vestito, l'impiegata comunale Francesca Truffello, tutti appartenenti allo stesso comune, il comandante della locale Polizia Municipale Aldo Campi, il geometra Alexio Azzaro e l'ingegnere Marco Bonaguidi.

 

Sono stati ristretti nelle proprie abitazioni il vicepresidente della Cooperativa Sentieri e Terrazze di Riomaggiore Luca Natale, le impiegate comunali Nicola e Roberta Pecunia e l'assessore comunale al bilancio Lino Gogioso. Sono invece stati interdetti temporaneamente ad esercitare l'attività imprenditoriale e professionale l'imprenditore Francesco Costa e i commercialisti Umberto Paganini e Roberto Dell'Omodarme, quest'ultimo anche revisore dei conti del comune di Riomaggiore. I nomi sono stati diffusi dal pm Maurizio Caporusso della procura della Spezia nel corso della conferenza stampa pomeridiana.

 

La difesa di Franco Bonanini è affidata agli avvocati Corini e Giromini della Spezia.  Il difensore Marco Corini, ha depositato una richiesta urgente di scarcerazione per il suo assistito, allegando una perizia medico legale nella quale si attesta una immunodeficienza derivante da un trapianto di fegato. Il presidente del Parco, infatti, ha subito dieci mesi fa la complicata operazione e ha bisogno di cure e medicine. Per questo, già da stamattina è stato tradotto in stato di detenzione al centro clinico del carcere Don Bosco di Pisa.

 

"Il materiale probatorio sino ad oggi acquisito - ha concluso il procuratore Maurizio Caporuscio nel corso della conferenza stampa - è ingente ed è costituito non solo dalle conversazioni, che sono state intercettate, i cui contenuti appaiono sconcertanti per la chiarezza delle espressioni utilizzate, ma anche e soprattutto da documenti, indagini bancarie, consulenze tecniche, commarie informazioni testimoniali e servizi di osservazioni e pedinamento".

 

Tra i nomi che compaiono nelle intercettazioni, all'interno delle 900 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare a carico del presidente del Parco, c'è anche quello del ministro per l'Innovazione Brunetta. Il ministro, che è completamente estraneo alla vicenda, e la cui amicizia è stata più volte vantata da Bonanini, viene citato in una conversazione telefonica tra il presidente del parco e il responsabile dell'ufficio tecnico dell'ente Graziano Tarabugi. Quando quest'ultimo si lamenta dei controlli e della 'pressione degli inquirenti', Bonanini avrebbe sbottato affermando ''e va bene, adesso telefono a Brunetta e gli dico di fargli un'ispezione''.

 

Pronta la risposta del difensore di Bonanini, l'avvocato Corini: ''Il fatto che il nome del ministro Brunetta possa comparire in qualche passaggio delle intercettazioni ambientali, non ha niente a che vedere con i capi di contestazione mossi a Franco Bonanini. Non c'è legame, con l'accertamento che la Guardia Forestale aveva fatto mesi fa su un rustico acquistato dal ministro Renato Brunetta proprio alle Cinque Terre: una piccola costruzione, ceduta per quarantamila euro. Successivamente a quel controllo (concluso così), ed in seguito ad altre segnalazioni, erano iniziate le verifiche sull'operato del Parco: un nome in 900 pagine, niente di più. E nelle contestazioni non c'è nulla in termini di reato, relativamente a personaggi di governo''.

 

L'avvocato di Bonanini ritiene che l'impianto accusatorio sia debole ed è perplesso sull'arresto del presidente del Parco. Le accuse a suo avviso sono da "depotenziare".  In quanto all'accusa di calunnia mossa dagli investigatori colpiti da lettere anonime, Corini spiega che non c'è contezza alcuna che Bonanini abbia ispirato le lettere anonime del 'corvo' contro gli ufficiali di polizia giudiziaria.