Corniglia (La Spezia), 23 settembre 2010 - "U Amigu è morto?" chiede una donna di Corniglia. Chiamarlo ‘amico’ è certo eccessivo. Ma era ormai una figura familiare, un ‘amigu’, quella di Pavel Trubacs, lo slovacco che aveva scelto come giaciglio la sala d’aspetto del terzo binario. Poche parole d’italiano erano sufficienti a garantire il saluto ai pendolari locali, ai viaggiatori e ai commercianti, ma potevano arrivare ad articolarsi in appassionate dissertazioni per commentare le partite dei mondiali.

 

"Che strano, non era un attaccabrighe, era un tipo tranquillo. Frequentava la stazione da qualche anno, solo di notte". A volte veniva mandato via: non mancavano le voci di protesta per la silhouette del giovane barbone stesa in sala d’aspetto, un marchio d’‘infamia’ per il luogo. Per un periodo si era avvalso dei bungalow in disuso più a valle, ma poi tornava sempre in stazione, arrivando intorno alle 19. "Biglietto?" chiedeva il controllore. "Corniglia", rispondeva con un sorriso. Non consumava alcolici al bancone, ma era ben fornito di lattine di birra a basso costo.

 

"Gli offrivano caffè e gelati, tanti gelati", dicono al bar. Al calar del buio, si posizionava con il sacco a pelo nel casottino e dormiva pacifico. Sveglia presto, al mattino, per evitare i controlli e soprattutto le occhiate torve di chi non gradiva la sua presenza. Si alzava, si sistemava in bagno e alle 7.20 raccoglieva le sue borse e prendeva il treno per andare alla Spezia, dove passava la giornata davanti al Basko di via Roma, vestito della tuta del Canaletto che qualcuno gli aveva regalato e che portava come una divisa, macchiata del gelato di cui tanto era goloso.