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IRONIA della sorte: indagato per danneggiamenti all’auto di una collega, ieri mattina in tribunale a Sarzana il giudice Giulio Cesare Cipolletta avrebbe dovuto decidere su una causa riguardante un reato simile, commesso da un viados brasiliano a Marinella che due anni fa ha scagliato un sasso contro il fanale di ua macchina, distruggendolo. Di fatto però l’udienza è finita ancora prima di cominciare: l’imputato è infatti nel frattempo deceduto e quindi il reato estinto. Paradossalmente però ieri mattina il giudice non ha potuto mettere la parola fine al procedimento che è stato rinviato a ottobre, in attesa di acquisire il certificato di morte dell’imputato.
Superato indenne quello che poteva essere lo «scoglio» della giornata, il giudice Cipolletta ha affrontato gli altri processi con la fermezza che l’ha sempre contraddistinto. La sua giornata sarzanese è terminata nel tardo pomeriggio per lo slittamento di una causa relativa a un incidente sul lavoro.
Intanto prosegue l’inchiesta della procura della Repubblica di Torino per una ricostruzione puntuale degli eventi e anche del movente. Ci sono le riprese della telecamera attivata dalla polizia giudiziaria, nel parcheggio.bunker del palazzo di giustizia, a costituire l’elemento portante della contestazione di danneggiamento aggravato. Immortalano il giudice all’atto di forare due gomme dell’auto di piccola cilindrata della collega. Lo fa con un punteruolo. E questa circostanza apre le porte ad una contestazione di reato parallelo: quella dell’articolo 4 della legge 110 dl 75, relativa alla detenzione di oggetti atti ad offendere.
Ma perchè quel gesto? Cosa ci sta dietro? Le domande continuano a rincorrersi in città e, in particolare, al palazzo di giustizia. Trapela così che nel novembre del 2004 avvenne una vivacissima discussione fra il giudice e la collega. A generarla fu il disagio della seconda a trovarsi a far parte, per effetto della fissazione dell’udienza da parte del giudice Cipolletta e l’opzione di quest’ultimo a partecipazione invece ad un dibattimento, del collegio di un tribunale del riesame particolarmente delicato, uno di quelli che hanno scandito la querelle dell’amianto e dei sequestri e dissequestri della cava di serpentino di Rocchetta Vara e dell’impianto di frantumazione del Senato, su cui si innestarono le altre vicende che fecero salire la tensione al palazzo di giustizia: la clamorosa denuncia per falso da parte del pm Rodolfo Attinà della collega gip poi prosciolta a Torino e il sollevamento di tutti i magistrati nei confronti del pm, poi sottoposto così al procedimento disciplinare davanti al Csm. Ebbene nelle memoria difensive presentate al Csm, Attinà (che poi, in parallelo ai ricoveri per i gravi problemi di salute patiti, preferì andare in pensione) sostenne che nella composizione del tribunale del riesame in questione non vennero rispettate le cosiddette tabelle e le procedure per disciplinano la sostituzione dei giudici ’titolati’ a partecipare alle udienze.