Allarme terrorismo, Dini: serve un patto tra Usa e Russia

L’analisi dell’ex premier. "Soluzione politica per Assad. Coinvolgere i paesi arabi nella coalizione"

INCONTRO Dini ha presentato il libro nell’auditorium de La Nazione rivolgendo un ringraziamento al presidente della Poligrafici editoriale, Marisa Monti Riffeser (Pressphoto) e all’amministratore delegato Andrea Riffeser Monti

INCONTRO Dini ha presentato il libro nell’auditorium de La Nazione rivolgendo un ringraziamento al presidente della Poligrafici editoriale, Marisa Monti Riffeser (Pressphoto) e all’amministratore delegato Andrea Riffeser Monti

Firenze, 27 novembre 2015 - "L’OBIETTIVO oggi deve essere la distruzione dello stato islamico, riprendendo il controllo del territorio che governa. Questo lo si può fare solo attraverso una grande coalizione capitanata da Usa e Russia e che veda coinvolti i paesi arabi limitrofi. So che è difficile ma è l’unica soluzione"...

Lamberto Dini è oggi un signore distinto che guarda alle vicende di politica internazionale col distacco e la lucidità di chi, nonostante l’esperienza, non è più coinvolto direttamente negli eventi. Per questo durante l’estate ha scritto un libro che esce in questi giorni ("Una certa idea dell’Italia") dove appunto si sollecita l’Occidente a risolvere alla radice il problema Isis. Una sorta di premonizione politica. "L’idea della grande coalizione non ha alternative – continua a ripetere anche oggi – perché lo stato islamico non è una minaccia solo per l’Occidente ma anche per gli stati arabi che devono per questo mettere da parte le proprie conflittualità interne e collaborare".

Fin qui molti di loro non la pensavano così...

"È vero, stati come la Turchia, l’Arabia Saudita e altri hanno tollerato e perfino finanziato l’Isis, ma oggi devono rendersi conto che questo finirà per scagliarsi contro di loro, nel tentativo di annientarli".

Per questo...

"Per questo Usa e Russia dovrebbero con tutti i mezzi mettere in piedi questa grande coalizione cercando di appianare gli interessi contrapposti dei singoli Paesi".

La stessa figura del presidente siriano Assad è un bell’ostacolo sulla via della coalizione...

"Assad è responsabile di una guerra civile che dura da 4 anni, con 250 mila morti e 4 milioni di rifugiati. Oggi, però, sul campo non c’è un vinto e un vincitore, anche qui l’unica strada è quella di una soluzione politica".

Come giudica la scelta attendista di Renzi e dell’Italia?

"Una posizione di prudenza, anche se va ricordato che l’Italia è già presente in alcune zone calde con mezzi e risorse".

Da uomo della diplomazia, come ha vissuto la vicenda del caccia russo abbattuto dai turchi?

"Una vicenda bruttissima e ad alto rischio che, per fortuna, ha visto le diplomazie di tutte il mondo all’opera perché le conseguenza non fossero nefaste per tutti".

A proposito di Russia: lei è favorevole alle sanzioni a Putin dopo le vicende ucraine?

"Discorso difficile. A me pare che l’Occidente, influenzato dagli Stati Uniti, sulla vicenda abbia avuto una lettura unilaterale. Sbagliando. Nella politica estera se si vogliono evitare i conflitti bisogna capire le ragioni degli altri. Comprese quelle dei russi che non sono poche".

Torniamo all’Isis: da ex presidente del Consiglio teme che l’Italia sia un paese a rischio attentati come la Francia?

"Non essendo impegnata militarmente, l’Italia in questo momento corre meno rischi della Francia. Certo, l’Isis è un nemico di tutto l’Occidente e dunque un attentato isolato potrebbe compiersi anche da noi. Ma certo non per questo dobbiamo cambiare il nostro sistema di vita. Questo sì sarebbe darla vinta ai terroristi islamici".