Ucciso a 16 anni dal metadone senza essere soccorso: tre condanne

Fatale l’ingestione di metadone durante una serata tra amici e il malore che lo colpì in seguito, mentre trascorreva la notte a casa di un'amica a Pugliola. Ma quella morte si poteva evitare

La tragedia del sedicenne ucciso dal metadone

La tragedia del sedicenne ucciso dal metadone

La Spezia, 26 novembre 2015 -  SIMONE Benedetti aveva solo sedici anni quando perse la vita il 10 maggio del 2011. Gli fu fatale l’ingestione di metadone durante una serata tra amici e il malore che lo colpì in seguito, mentre trascorreva la notte a casa di un amica a Pugliola. Lui che non era abituato all’ingestione di sostanze stupefacenti.

Ma quella morte si poteva evitare, solo se Simone fosse stato soccorso prima. Nessuno, infatti, chiamò il 118, se non il pomeriggio successivo. Troppo tardi. Ne sono sempre stati convinti i suoi genitori, mamma Addolorata e papà Antonio, e la sorella Cristina che quel maledetto giorno aveva anche provato a fargli la respirazione bocca a bocca, nella speranza di vederlo tornare a respirare. Tutto vano, purtroppo.

CHE Simone potesse essere salvato, è anche la convinzione del collegio giudicante del tribunale della Spezia, composto dal presidente Alessandro Ranaldi, Stefano Di Vita e Lucia Sebastiani, che ieri, a distanza di quattro anni e mezzo dal tragico accaduto, ha condannato tre dei quattro imputati nel processo per omissione di soccorso e per la cessione dello stupefacente.

Due anni e 6 mila euro di multa a Raffaele Tagliaferri, colui che secondo le indagini dei carabinieri aveva ceduto il metadone alla vittima.

Un anno a Simonetta Cocco, difesa dall’avvocato Paolo Tarchi, la madre dell’amica minorenne che aveva ospitato nella sua casa di Pugliola Simone Benedetti la notte che aveva ingerito il metadone, e che non aveva provveduto a chiamare i soccorsi se non il pomeriggio successivo.

Un anno anche a Luca Franceschini, difeso dall’avvocato Davide Tonelli, il fidanzato della minore pure lui informato del malore che aveva colpito il sedicenne e rimasto inerme. E’ stato infatti appurato che la chiamata al 118 venne effettuata soltanto alle ore 16 dagli stessi familiari del ragazzo quando erano arrivati a Pugliola. In precedenza nulla. La Cocco e Franceschini sono stati condannati per l’omissione di soccorso, aggravata dall’evento morte, anche a pagare in concorso una provvisionale di 80 mila euro come risarcimento alla famiglia della vittima. Il collegio ha concesso la sospensione condizionale della pena e la non menzione. Il pubblico ministero Claudia Merlino aveva chiesto delle condanne più severe.

E’ FINITO un incubo invece per Sonia Palumbo, difesa dall’avvocato Andrea Guastini, che è stata assolta dall’accusa di aver partecipato alla cessione del metadone a Simone assieme a Tagliaferri. Lei, assieme alla madre, era l’unica presente alla sentenza. La Palumbo e Tagliaferri sono stati poi assolti dall’accusa di omissione di soccorso aggravata dalla morte di Simone. Si dovranno attendere novanta giorni per conoscere le motivazioni della sentenza.

Nel processo non è comparsa la ragazza che quella notte aveva ospitato Simone a casa sua, in quanto all’epoca dei fatti minorenne e quindi giudicata dal competente tribunale di Genova.

Massimo Benedetti