Scorie radioattive sepolte? «Leggende metropolitane»

Il pm Monteverde ricostruisce le verifiche dopo l’allarme / CLICCA QUI PER LEGGERE I VERBALI

La commissione  in Prefettura  per le audizioni  e il sopralluogo sul sito di PitelliFORESTALE, ARPAL, PROVINCIALE : SCOPERTA DISCARICA A PITELLI CON RESIDUI RITENUTI PERICOLOSI E PRESUMIBILMENTE PROFONDAMENTE INTERRATI OLTRE TRENTA ANNI FA

La commissione in Prefettura per le audizioni e il sopralluogo sul sito di PitelliFORESTALE, ARPAL, PROVINCIALE : SCOPERTA DISCARICA A PITELLI CON RESIDUI RITENUTI PERICOLOSI E PRESUMIBILMENTE PROFONDAMENTE INTERRATI OLTRE TRENTA ANNI FA

La Spezia, 16 febbraio 2015 -«ERA stato presentato in Tv, circa un anno fa, come testimone oculare di tombamenti e affondamenti di materiale radioattivo alla Spezia. Abbiamo subito cercato di individuare questo soggetto. È emerso che altro non era che l’investigatore privato di un’associazione ambientalista, che aveva travisato e reso queste dichiarazioni, che poi erano state a loro volta montate giornalisticamente con intercettazioni telefoniche che riguardavano la vicenda di Pitelli. Era stato fatto una sorta di montaggio, per cui alla fine la notizia che arrivava a valle era molto diversa da come era a monte....». Lo ha detto il pm Luca Monteverde alla commissione d’inchiesta sui traffici di rifiuti, spiegando quello che è stato fatto dopo: «Nonostante questo, abbiamo cercato, anche col Corpo forestale dello Stato, di approfondire certi aspetti, riattivando delle fonti confidenziali del Corpo stesso». Quelle che già avevano dato dritte importanti sulla rifiuti connection spezzina che negli anni ’80-90 facevano perno sulla collina dei veleni. Le fonti non si sono sottratte. Risultato: «Abbiamo individuato cinque zone all’interno delle quali potrebbero essere stati interrati dei rifiuti. Ovviamente in queste zone, prima di procedere a scavi, il Corpo forestale dello Stato ha utilizzato degli strumenti geomagnetici per verificare che ci fosse una massa sospetta. In alcuni casi la massa sospetta c’era, in altri casi non c’era proprio. Dove c’era, abbiamo scavato e abbiamo trovato dei depositi di rifiuti. Tuttavia, si tratta – lo dico chiaramente – di fatti penalmente trascurabili, nel senso che, per fortuna, né la tipologia del rifiuto, né la quantità del rifiuto, né la datazione della discarica consentono alcun tipo di sviluppo da un punto di vista penalistico. Per esempio, si tratta di interramenti avvenuti negli anni 1970 o al massimo negli anni 1980. In un caso abbiamo trovato un veicolo sotterrato, che è un rifiuto a tutti gli effetti; in altri casi abbiamo trovato rifiuti derivanti da demolizioni di case, piuttosto che marmettola, che è lo scarto del marmo, e altri rifiuti di questo tipo. Non abbiamo trovato nulla di quello che le fonti confidenziali sospettavano fosse stato interrato, ovvero scorie radioattive o addirittura diossina. Completo dicendo che, sempre nell’ottica di fare chiarezza su queste voci o, a volte, secondo me, leggende metropolitane che aleggiano intorno a una vicenda vera, che è quella di Pitelli, col Corpo forestale dello Stato, con i vigili del fuoco, con l’ASL e con l’ARPA abbiamo fatto una serie di attività preliminari. Sono stati passati georadar in tutta la zona del porto per vedere se fossero delle fonti radioattive. L’esito di questo accertamento è stato negativo. Abbiamo analizzato le acque dell’acquedotto, siccome alcune fonti parlavano anche di un impossibile avvelenamento o comunque di un inquinamento delle acque che venivano convogliate nell’acquedotto pubblico. Anche in quel caso il risultato è stato negativo. Abbiamo analizzato tutti i rifiuti che in questi singoli siti abbiamo rinvenuto, per verificare se c’erano tracce di diossina o quant’altro. Anche in quel caso il risultato è stato negativo. Pertanto, alla fine anche questa vicenda nata nel 2014 si sta lentamente sgonfiando, nel senso che rifiuti ci sono, ma sono assolutamente penalmente trascurabili».