Polo Marconi, ingegneria nautica rischia la chiusura

Niente turn over dei docenti. Parla l'ammiraglio Nascetti

L'ingegner Nascetti, in rosso, con alcuni studenti

L'ingegner Nascetti, in rosso, con alcuni studenti

La Spezia, 10 febbraio 2016 - LO SPETTRO del taglio al turn over dei professori universitari incombe sul polo Marconi. L’ateneo spezzino, collegato all’Università di Genova, teme di perdere nel giro di tre anni la facoltà di ingegneria nautica, sulla scia della cancellazione di posti in organico dei docenti prevista dai risparmi della spesa pubblica. Sarebbe un duro colpo, alla stessa sopravvivenza del polo Marconi, sorto nel 1992, guidato da anni da Dino Nascetti, ex ammiraglio, ingegnere, presidente di Promostudi.

Ingegner Nascetti, il Polo Marconi rischia di perdere il corso di ingegneria nautica? «C’è del vero. Il problema è grave e riguarda non solo noi, e quindi Genova, ma anche le facoltà delle università di Napoli e Trieste. Tutto il settore navale è alla canna del gas».

Cosa sta succedendo? «Se non viene cambiato il quadro normativo, la spending review non consentirà il ricambio dei professori che andranno in pensione. Ogni cinque in uscita ne entrerà uno. In questo modo si salveranno le facoltà più numerose come ingegneria, medicina, scienze politiche. Si tratta di facoltà che a livello accademico hanno i numeri per vedersi attributi i punti organico, a differenza di ingegneria navale».

E quindi? «La situazione è preoccupante. Le università di Genova, Napoli e Trieste hanno intenzione di avviare un’azione comune. Obiettivo: un’assegnazione straordinaria per far fronte alle carenze che potrebbe accadere tra circa tre anni, quando lasceranno per limiti di età una quindicina di professori. In quel caso i corsi non avranno più sostenibilità».

Il navale e la nautica sono settore floridi, posti certi per i giovani professionisti. «Quello che lascia perplessi che a fronte di un’industria navale che fattura miliardi e miliardi, non si trovino una quindicina di docenti dal costo di circa 100mila euro a testa, massimo 2milioni di euro. Se non è follia questa, è mancanza di capacità di pianificazione, incomprensione globale».

Non c’è speranza? «Non voglio crederlo. Sono convinto che questo problema non sia ancora stato portato all’attenzione delle persone che contano, quelle cui spettano le decisioni. Mi rifiuto di credere che una nazione come l’Italia debba cercare all’estero gli ingegneri navali e nautici quando fino adesso siamo stati noi ad esportarli. Nostri professionisti vanno in Corea e in altri cantieri in tutta Europa. In futuro, l’Italia, la più forte nel settore nautico, non avrà più la possibilità di trovare un ingegnere. E’ assurdo. Arrivo perfino a dire che dovrebbe muoversi l’industria. Il problema non riguarda solo dicasteri e atenei ma anche chi fa fatturato».

Ma qualcuno si è mosso? «L’università di Genova ha portato per prima il problema all’attenzione del ministero. Mi risulta che anche Fincantieri se ne stia interessando. C’è da lanciare l’allarme e correre per avviare nel frattempo anche i concorsi per l’assunzione dei docenti».