Navi dei veleni, il caso è archiviato, doccia fredda per gli ambientalisti

"Infondatezza della notizia di reato". L’amarezza di Legambiente

Nell’estate del 2014 a Pitelli fu individuato un sito con fusti interrati e rottami di automobili

Nell’estate del 2014 a Pitelli fu individuato un sito con fusti interrati e rottami di automobili

La Spezia, 2 maggio 2015 - Navi dei veleni, arriva l’archiviazione. Il giudice per le indagini preliminari Marta Perazzo ha infatti disposto la chiusura definitiva del procedimento innescato nel 2009 dall’esposto presentato da Legambiente circa i presunti traffici e interramenti di rifiuti tossici, e i misteriosi affondamenti delle “navi a perdere’’ cariche di sostanze pericolose. Il gip ha disposto la chiusura del fascicolo per infondatezza della notizia di reato, dopo aver rilevato la mancanza di elementi di novità rispetto alla richiesta di archiviazione avanzata dal sostituto procuratore Luca Monteverde. Una doccia gelata per gli ambientalisti, che speravano nella prosecuzione delle indagini dopo depositato nuovi elementi e spunti per evitare l’archiviazione. Ipotesi, quest’ultima, non condivisa dal pm Luca Monteverde, che ha sempre evidenziato la differenza tra gli accertamenti in ambito portuale (nessun riscontro alle voci sulle scorie nucleari), e il ritrovamento di rifiuti avvenuto nel giugno scorso, a voler dimostrare che, quando le fonti si materializzano, gli accertamenti mirati vengono fatti.

"Massimo rispetto per la decisione della magistratura – spiega Stefano Sarti di Legambiente – ma c’è molta amarezza. Siamo comunque soddisfatti che, grazie alla nostra opposizione, è tornata alla ribalta la vicenda dell’interramento dei rifiuti". In piedi rimane l’indagine aperta dalla Procura all’indomani delle rivelazioni emerse dalla puntata di Presa Diretta su Rai 3, che hanno portato nel giugno scorso al ritrovamento di fusti e rottami di vario genere a Pitelli, a poca distanza dalla discarica del Campetto.

"Dopo quindici anni si è davanti ad un nuovo possibile disastro ambientale, che questa volta dovrebbe essere giuridicamente più chiaro» spiega Legambiente. Mastica amaro l’avvocato Valentina Antonini, legale che ha sostenuto la battaglia di Legambiente. "La decisione va rispettata, ma credo che sia un provvedimento carente nelle motivazioni – spiega l’avvocato –. È stata messa la pietra tombale a un’inchiesta senza acquisire le dichiarazioni del pentito Francesco Fonti, da cui nel 2009 è partito proprio l’esposto dell’associazione. Nonostante la richiesta dell’allora Procuratore capo Massimo Scirocco alla procura di Paola, ancora oggi quelle memorie non sono state acquisite. Non è vero che non c’è una connessione probatoria tra le navi a perdere e la nuova indagine sull’interramento dei rifiuti".

Matteo Marcello