Marzia Corini è tornata in libertà. "Troppi settanta giorni agli arresti"

Resta il divieto di espatrio per il medico accusato di aver ucciso il fratello

L’avvocato Anna Francini e Marzia Corini

L’avvocato Anna Francini e Marzia Corini

La Spezia, 29 aprile 2016 – Libera. Marzia Corini da ieri non è più sottoposta alla misura cautelare degli arresti domiciliari. E’ ‘fisicamente’ libera, ma è ancora grande il peso che si porta nell’anima, come lungo è l’iter giudiziario che la aspetta per difendersi dall’accusa di aver ucciso il fratello Marco, iniettandogli antidolorifici in dosi massicce. E chi ha avuto modo, ieri, di interagire con lei assicura che la buona notizia le ha fatto crollare addosso due mesi di tensioni, di vita da reclusa, di senso di impotenza. Ma una piccola grande vittoria l’ha ottenuta, con il giudice che accolto le richiesta di Anna Francini, l’avvocato difensore, revocando la misura nonostante il parere contrario della Procura.

A carico del medico anestesista rimane il divieto di espatrio, che dovrebbe evitare il pericolo di fuga e che si traduce nell’impossibilità per la donna, iscritta al’Eire e impiegata negli ospedali di mezzo mondo, di lavorare.

La Corini è stata arrestata a febbraio sulla base, come spiega l’avvocato Francini, "di un’accusa per omicidio volontario che è rafforzata da una contestazione di una brutta storia sull’eredità del fratello. Vicenda che sarebbe la ragione per la quale la Corini avrebbe ucciso". E’ stata arrestata proprio al rientro di uno dei suoi viaggi di lavoro. Tornava per trovare l’anziana madre e alcune telefonate l’avrebbero inguaiata.

"Settanta giorni di misura cautelare sono troppi" ha tuonato l’avvocato, che già aveva rinunciato al Riesame, consapevole di avere, in quei giorni, poche chance circa la revoca della misura, e che fino a pochi giorni fa ha atteso che la Procura portasse avanti il suo lavoro. Nel frattempo, la Francini ha visto indagare l’infermiere Fabio Giannelli, originario di Vecchiano, dipendente dell’Asl pisana, colui che doveva essere un ottimo elemento di difesa per la Corini e ha scoperto "che le persone che noi avevamo chiesto alla Procura di ascoltare, non sono state sentite", mentre la Corini ha sostenuto due interrogatori, ribadendo la sua innocenza circa l’accusa di omicidio e chiarendo, ammettendola, la sua posizione in merito alla manomissione del testamento.

"Settanta giorni sono tanti per raccogliere elementi probatori – conclude Anna Francini – Settanta giorni sono troppi per chi si vede restringere la libertà personale".