Morìa dei mitili, perizia super partes. La cooperativa rilancia in tribunale

Chiesto un accertamento tecnico. Citate le ditte che fecero il dragaggio

Un settore dei vivai di mitili nella rada interna del golfo (foto Frascatore)

Un settore dei vivai di mitili nella rada interna del golfo (foto Frascatore)

La Spezia, 21 agosto 2015 - In rotta sul tribunale civile per risolvere il mistero della morìa di muscoli dello scorso febbraio nei vivai nei pressi del varco di ponente della diga foranea, nella prospettiva di ottenere il risarcimento del danno per gli effetti indotti: la mancata vendita dei militi in tutta la rada interna a motivo del divieto cautelare (poi revocato) dell’Asl, l’impossibilità di vendere il prodotto buono perché, dopo la tardiva collocazione della nuova semenza, non era ancora giunto a maturazione. E’ la nuova mossa dei mitilicoltori spezzini che, come noto, non hanno dubbi nel porre il fenomeno in relazione di nesso causale con il tour de force dei dragaggi, all’epoca, nei pressi del molo Garibaldi, per preparare il fondale alle navi da crociera più grandi. Sono convinti che si sia originata durante gli escavi, complice la non corretta "blindatura" dell’area operativa, la nuvola di fango che ha avvolto i mitili nella rada interna e ad innescare il processo debilitante che ha abbassato le loro difese immunitarie fino al punto di innescare il ko, complice l’agente patogeno Vibrius Splendidus che ha avuto facile attecchimento (cosa che non è accaduta nella rada esterna dove i mitili non sono stati aggrediti dai fanghi). Ma, per dirla come l’Arpal, che pur a maggio ha rilevato deficit al sistema delle gonne antidispersione, "non ci sono elementi certi e inequivocabili" per collegare la pregressa morìa di mitili ai dragaggi: a rimuovere i fanghi dai fondali potrebbero essere state anche le eliche delle navi di grosso pescaggio in manovra o fuoriuscite dal ’canale’ navigabile o anche un sommergibile.

Conclusioni contraddittorie e devianti per i mitilicoltori che a loro volta si sono rivolti ad un esperta, Lucio Grassia, specialista in idrobiologia, trovando riconoscimento alle loro prospettazioni. Di qui la richiesta al presidente del tribunale di disporre un «accertamento tecnico preventivo» nella prospettiva di porre gli esiti ad ancoraggio della mossa successiva in programma: la causa civile per il risarcimento del danno, sull’ordine dei 2,5 milioni di euro, chiesto ma negato dalle tre società che, in associazione temporanea d’imprese, hanno effettuato il dragaggio e che si fanno ’scudo’ della relazione Arpal e delle stesse conclusioni a cui è giunta l’Autorità portuale con l’esito degli studi sulle correnti. I mitilicoltori rilanciano e chiedono che, nel contraddittorio delle parti, tutti gli atti relativi alla morìa siano vagliati da un perito terzo.

Intanto, sul fronte della giustizia penale, procede il pm Luca Monteverde che aveva aperto un fascicolo per "getto pericoloso di cose" e che ha ricevuto, successivamente, un esposto di Legambiente, con prospettazioni di reati ambientali di più alto spessore. Dopo aver acquisito le relazioni di Arpal, Capitaneria, mitilicoltori il magistrato ha delegato uno studio alla polizia giudiziaria del Corpo Forestale dello Stato.