Molestie sulla nave, palpeggiamenti e vessazioni in cucina

Indagati due marinai della Grecale

La nave Grecale (foto Frascatore)

La nave Grecale (foto Frascatore)

La Spezia, 24 febbraio 2016 - SPAZI stretti e condivisi, navigazioni in alto mare, tentazioni in agguato. Capita ai marinai, se a bordo ci sono le marinaie. E viceversa, nella normalità delle relazioni tra maschi e femmine. Ma un conto sono i corteggiamenti, un altro spingere le avances oltre il consentito, là dove si è respinti e il gesto sfocia nelle censure del codice penale. E’ quello che avrebbero fatto, in un arco temporale ristretto, dall’inizio di settembre alla fine di novembre del 2014, due sottocapi, all’epoca imbarcati sulla fregata Grecale, di base alla Spezia. Nei giorni scorsi - A.M. , 35 anni originaio di Velletri e G.L. 36 anni di Aversa - sono stati destinatari di altrettanti avvisi di conclusione indagini a firma del pm Claudia Merlino. Il magistrato contesta loro, invitandoli a difendersi, una serie di molestie sessuali (configurate giuridicamente come violenza) e il reato di ingiuria ad inferiore, il tutto ai danni di quattro marinaie sottoposte.

NEI CAPI di accusa si ripercorrono un’insieme di gesti ricostruiti nelle indagini sviluppate dai carabinieri per la Marina delegati agli accertamenti dalla procura della Spezia e dalla procura militare di Verona, dopo la denuncia fatta a quest’ultima dal comandante della nave. L’operazione-pulizia è, infatti, partita all’interno dell’unità grigia, producendo un risultato immediato: il trasferimento dei marinai ad un’altra destinazione, col subentro di altri al posto di lavoro teatro delle avances proibite, la cucina della nave. E’ lì che, con la complicità degli spazi angusti, andavano in scena palpeggiamenti, strusciamenti, baci repentini. Contestata anche, come detto, una serie di ingiurie a sfondo sessuale; l’imputaziome si riferisce a frasi sconce e anche a gesti osceni: coltelli da cucina posti in ’asse’ con i genitali a significare un prolungamento fallico, click fotografici alle parti intime delle ragazze allorquando si inchinavano per raccogliere degli oggetti appositamente lanciati per indurre al movimento.

Gli indagati, dal momento della notifica dell’avviso di conclusione indagini, hanno tempo venti giorni per depositare memorie o chiedere al pm di essere interrogati per respingere le accuse. Nel frattempo agli atti dell’inchiesta, titolati ad agire a favore degli indagati, ci sono i nomi dei difensori, l’avvocato d’ufficio Luigi Bondani per A.M. e l’avvocato di fiducia Edoardo Truppa per G.L. All’esito delle mosse difensive la decisione del pm Merlino: chiedere o meno il rinvio a giudizio. Nel primo caso, un unico processo per il reato perseguito dal codice penale ’ordinario’ e per quello previsto dal codice penale militare, assorbito, per connessione, nell’alveo del procedimento giunto al capolinea su iniziativa della Procura della Repubblica, all’esito delle indagini sviluppate dai carabinieri per la Marina.