Insultate e minacciate con un coltello: notte choc per tre giovani donne

E' successo in piazza Garibaldi. Offese razziste nei confronti di un gruppo di romene

La volante della Polizia in piazza Garibaldi dopo l'aggressione (foto Frascatore)

La volante della Polizia in piazza Garibaldi dopo l'aggressione (foto Frascatore)

Spezia, 21 agosto 2014 - SONO PASSATE appena le due Piazza Garibaldi è quasi deserta. Attorno alla fontana, orgoglio e punto di ritrovo della gente del quartiere, spezzina e non, restano ancora poche persone. Su una panchina sono sedute tre giovani romene. Parlano, ridono, scherzano, ripensando alla bella serata appena trascorsa in giro per il centro. Sono lì ad aspettare altri amici per scambiare le ultime battute prima di andare a dormire e soprattutto per organizzare le macchine per il rientro. Le risate però vengono interrotte all’improvviso da grida e sghignazzi scomposti che hanno dell’inquietante. «Maledette romene, romene schifose. Andate via, sennò venite in galera con noi», una voce roca dall’italiano stentato si alza nella notte.

Le ragazze non capiscono, non credono che quelle offese — alcune impossibili da ripetere su queste colonne — siano dirette proprio a loro. Si guardano negli occhi, spaesate, con la bocca cucita. Decidono di non fare niente, di ignorare quella voce pesante. Forse è meglio far finta di niente. Abbassano gli occhi, fingendo di non vedere i due uomini che nel frattempo si sono materializzati davanti a loro. Due uomini, molto probabilmente di origine marocchina, che barcollano. Si reggono in piedi a fatica, ma camminano dritto quanto basta per andare nella direzione “giusta”, verso quella panchina, verso le vittime scelte, sembrerebbe, per caso. «Schifose — continuano a urlare i due avvicinandosi in modo minaccioso —, non dovete stare qui».

Le romene capiscono che l’indifferenza non basta più per arginare quella violenza gratuita e incomprensibile che arriva da due perfetti sconosciuti. «Che cosa volete?», provano a chiedere nel disperato tentativo di fermarli, di riportarli alla ragione. Tentativo completamente inutile perché la situazione precipita rovinosamente: tra le mani dei marocchini spunta all’improvviso un coltello e nello sguardo un odio animale. Fanno sul serio, forse i due malviventi non vogliono “divertirsi” a parole. Spaventare le ragazze sembra non bastare. «Scappiamo via!», urla la più grande, che trascina le altre verso l’auto parcheggiata lungo il viale. «Scappiamo via, questi sono pazzi», si voltano, accorgendosi che i “pazzi” sono scomparsi. Non le inseguono, sembrano aver cambiato strada. Ma la paura ormai non lascia scampo: le romene saltano sull’auto, la conducente inizia a fare manovra. Colpo di scena, uno dei due marocchini spunta dal buio di una via laterale in bici. Ha in mano una catena, con quella sfonda il vetro posteriore della macchina, tra le urla terrorizzate delle passeggere. Poi scappa via, mollando la bici a terra. Quando la polizia arriva sul posto non ne trova traccia, trova soltanto le ragazze — raggiunte nel frattempo dagli amici — in lacrime.