La tragedia della bambina di due anni: accessibile la vasca della morte. Il cancello-barriera era aperto

Così la piccola è andata incontro alla trappola nei campi

Una delle scarpine che calzava la piccola Christel quando è scivolata dal serboio di plastica precipitando nella vasca

Una delle scarpine che calzava la piccola Christel quando è scivolata dal serboio di plastica precipitando nella vasca

Varese Ligure (La Spezia), 9 ottobre 2015 - SOLO il fruscio quasi impercettibile delle foglie sugli alberi accarezzate dal vento; qualcuna qua e là cade adagiandosi sul terreno ancora umido, nonostante il sole ritrovato dopo tanta pioggia. Nemmeno il cane, che dovrebbe ringhiare verso chi si avvicina all’agriturismo, si palesa. E’ nella cuccia, immobile, muto. Forse anche l’animale ha capito e si tormenta. Christel non giocherà più con lui. Non saltellerà nei campi insieme al fratellino Alessio. Non varcherà più quel cancelletto di legno, posto ai margini dell’aia, che avrebbe dovuto fungere da barriera da far ruotare per scendere verso la vasca di raccolta delle acque piovane posta a venti metri di distanza, la trappola liquida che ha inghiottito la bimba di 2 anni, rendendo vano ogni disperato tentativo di soccorso: prima della mamma, poi dei militi della Croce Rossa di Comuneglia e poi del team del 118.

Il chiavistello della serratura di ferro è arrugginito in tutta la sua estensione. Segno che non scorreva, quando meno abitualmente, nella sua sede. Segno che il cancello era spesso aperto. Lo era anche alle 13, 15 di mercoledì, quando la vasca di contenimento a cielo aperto è diventata meta dei giochi di Christel e Alessio? Secondo i primi accertamenti svolti dai carabinieri della stazione di Varese Ligure parrebbe di sì. La circostanza compare nella relazione che ieri, a 24 ore dalla tragedia, i militari hanno trasmesso al pubblico ministero Gabriella Dotto della procura di Genova chiamata a dare corso agli atti dovuti: apertura del fascicolo, prospettazione di ipotesi di reato, eventuale invio di atti a garanzia della difesa, possibile autopsia.

Nessuna svolta, per ora. Il magistrato studia le carte. Sa che potrebbe aggiungere dolore al dolore. E si domanda il perché di quella vasca di raccolta delle acque piovane senza copertura. Un classico delle campagne battute dai contadini, che sanno come muoversi. Ma non in un luogo, com’è un agritusimo, deputato ad ospitare anche estranei, e quindi da sgravare dalle insidie indotte da un ambiente che, seppur paradisiaco, va goduto con cautela, con la consapevolezza dei rischi. E quella non si poteva certo chiedere alla piccola Christel. La traccia delle sue scarpe, dalla suola a serpentina adatta a fare presa sui percorsi sterrati, è ancora impressa nel serbatoio di plastica tondeggiante posto al fianco della vasca di cemento. Questa è rettagolare: due metri per un metro e mezzo, profonda due. Il serbatoio connesso, deputato al travaso e al successivo impiego dell’acqua per l’irrigazione, ha il diamentro di 70 centimetri. Salirvi sopra non deve essere stato facile, vista l’estensione delle gambe di una bimba di due anni. Forse la piccola si è arrampicata sfruttando una sorta di scalino posto lateralmente o cogliendo l’opportunità di salita offerta da una bombatura del serbatorio stesso. Su una circostanza non ci sono dubbi: lì le scarpine non hanno fatto presa. E lei è caduta nella vasca. Quella vasca da tempo avrebbe dovuto essere coperta, per espressa volontà dei genitori. Ma non c’era stato tempo, impegnati di qua e là sui campi, alle prese con gli ospiti, i mercatini dove vendere il frutto delle loro fatiche di persone amanti della terra, delle cose genuine. Con esse volevano anche far crescere Christel, in salute e libertà.