Infortunio sul lavoro, indennizzo negato dopo 40 anni. Ed è già morto

La Spezia, burocrazia lumaca: la pratica era iniziata nel 1975. La comunicazione dieci anni dopo la morte del pensionato

Sportelli pubblici

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Follo (La Spezia), 29 novembre 2015 - Aveva avuto un infortunio sul lavoro nel 1975, l’Inail non glielo aveva riconosciuto, però lui aveva fatto opposizione. Incredibile ma vero, ci sono voluti la bellezza di quarant’anni per sapere che quel ricorso è stato respinto. E il diretto interessato, nel frattempo, è morto da cinque anni. E’ la storia che vede protagonista Nino Barani, artigiano di Pian di Follo in provincia della Spezia, titolare di un’officina meccanica di revisione macchine utensili. Aveva presentato la pratica di infortunio il 28 giugno del 1975, quando aveva 53 anni. Gli era stata respinta. Ma lui era convinto di averne diritto, pertanto aveva fatto ricorso.

Sono passati gli anni, tanti, senz’altro troppi, ma il signor Nino non ha più saputo nulla. Nel frattempo era andato in pensione. E quando è morto, a 88 anni nel 2010, di quel ricorso all’Inail forse se ne era pure dimenticato.

Ma ecco arrivare, nei giorni scorsi, una lettera inviata dalla sede spezzina dell’Inail agli eredi di Nino Barani. "Valutata l’opposizione da lei presentata – questo il testo – si ritiene che non siano state presentate motivazioni tali da giustificare la modifica del giudizio precedentemente espresso. Pertanto la sua domanda non può essere accolta".

I familiari, lì per lì, non hanno neppure capito di cosa si trattasse. E invece era proprio quella pratica infortunio n° 077013336 che risaliva al lontanissimo 1975. "Papà non ci aveva informato – ha detto la figlia Patrizia – non so neppure dirvi che tipo di infortunio si trattasse. Neppure mia madre che ha quasi 90 anni riusciva a capire, anzi, a dire la verità ha avuto pure un momento di nervosismo e di ansia, pensando che mio padre per tanti anni aveva atteso quella lettera, e adesso che è arrivata lui non c’era più. Una beffa, visto che sono passati la bellezza di quarant’anni dalla richiesta, ma sarebbe stato anche peggio se quella pratica l’avessero accettata".

"Mi auguro che sia stato solo un disguido – ha aggiunto il genero Sandro Cappelli – e che l’Inail non funzioni veramente così per coloro che ne hanno bisogno".

Magari il signor Nino, da lassù, si sarà fatto una risata. Se non altro l’Inail sapeva che nel frattempo Nino Barani era deceduto, perché la lettera è stata inviata ai suoi eredi. Non è scontato. Nelle tante storie di assurda burocrazia, c’è perfino chi ha scritto... ai morti.