I profughi di Lampedusa guardano al futuro: lavoreranno per il Parco delle Cinque Terre

I coltivatori locali insegneranno i trucchi del mestiere ai profughi

SOCIALE Una veduta delle Cinque Terre con i suoi terrazzamenti. I profughi in arrivo saranno impegnati a recuperare i sentieri

SOCIALE Una veduta delle Cinque Terre con i suoi terrazzamenti. I profughi in arrivo saranno impegnati a recuperare i sentieri

La Spezia, 26 febbraio 2015 - Giovani sbarcati a Lampedusa, approdati in Italia a bordo di uno dei tanti barconi della speranza, pronti a cambiare vita e a darsi un futuro. Che forse, per alcuni di loro, arriverà proprio dal Parco nazionale delle Cinque Terre. A breve, infatti, partirà un corso di formazione riservato a soggetti svantaggiati provenienti da centri di accoglienza e comunità protette della Caritas della Spezia. Il tutto, grazie a un progetto che vede scendere in campo non solo l’ente di Manarola, ma anche al progetto il Comune della Spezia con l’Assessorato alle politiche sociali, la Cia spezzina, la Fondazione Manarola, la cooperativa Mondo Nuovo Caritas e la cooperativa La Piccola Matita.

Un progetto solidale, denominato “Sciasci dii pozi tià sü a secu’’ (dal dialetto manarolese “Sassi dei muretti edificati a secco’’, ndr) che si esplicherà attraverso un corso, rivolto a 12 allievi, che si articolerà in 300 ore di aula (miste teoria- pratica) con ulteriori 100 ore di stage aziendale nelle cooperative sociali e aziende agricole del territorio operanti nell’area parco nazionale.

La formazione consentirà l’apprendimento di competenze e capacità volte alla manutenzione e alla gestione del territorio oltre che alla produzione agricola. Ed è per questo che il Parco si è speso, insieme alla Caritas, e al ministero dell’Ambiente, per dare un’opportunità a giovani profughi arrivati da terre lontane. Così come ha fatto in precedenza con i carcerati che si trovano a scontare la loro pena nella casa circondariale della Spezia, e così come farà in futuro con chi ha deciso di trasformare il periodo di detenzione in lavori di pubblica utilità.

«Cerchiamo di dare un piccola risposta al lavoro giovanile, di dare un aiuto a quelle persone che potranno seguire il lavoro dei nostri contadini nei campi, senza alcun utilizzo di cemento», ha detto il presidente del Parco nazionale Vittorio Alessandro, che da ex comandante del reparto ambientale marino del corpo delle Capitanerie di porto è molto attento al fenomeno che ogni giorno è immortalato sui media nazionale, con quegli sbarchi che si ripetono e contano anche morti. «Lo scopo del progetto – sottolinea don Luca Palei, direttore della Caritas diocesana - è il recupero del territorio del Parco delle Cinque Terre e l’inclusione sociale di lavoratori stranieri e italiani in emergenza povertà». Il corso è portato avanti da Aesseffe, e come tiene a precisare la responsabile Viviana Cervia «gli allievi verranno divisi in piccoli gruppi».

Che inizieranno a lavorare nelle coltivazioni di Manarola, insieme ai membri dell’omonima Fondazione: così i contadini locali verranno coinvolti nel ruolo di “insegnanti“ d’eccezione «per trasmettere – conclude il direttore del Parco, Patrizio Scarpellini – il loro sapere sulle tecniche di costruzione dei muretti a secco, realizzati senza l’uso di cemento sovrapponendo pietra arenaria su pietra arenaria».

Laura Provitina