Tentato omicidio, latitante arrestato. Finì nel sangue la lite per una card

Accoltellò il debitore che riuscì a salvarsi rifugiandosi in un palazzo

Schizzi di sangue su un'auto in sosta (foto Frascatore)

Schizzi di sangue su un'auto in sosta (foto Frascatore)

La Spezia, 10 febbraio 2017 - Quella del 10 settembre scorso fu un alba sangue e paura nel quartiere Umbertino. Un giovane ecuadoregno venne accoltellato da un connazionale, ad epilogo di una violenta lite. Il corpo a corpo maturò all’interno di un assembramento di persone, almeno una quindicina, davanti ad un bar di Corso Cavour, con indotte urla, tentativi di dividere i contendenti, inseguimento del ferito da parte dell’aggressore ed epilogo nell’atrio dell’edificio al numero 13 di via Milano, dove la vittima riuscì a trovare rifugio. Cinque mesi dopo il fattaccio si sono spalancate le porte del carcere per l’accoltellatore: Ricardo, Jaime Rizzo Mendoza, 27 anni. I carabinieri ieri gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere che fu firmata dal gip Gianfranco Petralia fin dal 16 settembre scorso, all’esito delle indagini della squadra mobile. L’uomo è accusato di tentato omicidio.

Era per cosciente della gravità di quello che aveva commesso. E, per questo, si era reso latitante. Sì, aveva fatto perdere le sue tracce. Ma non appena si è palesato, nuovamente nel quartiere Umbertino, è scattata la trappola dei carabinieri. Ieri pomeriggio, Mendoza, in carcere, è comparso davanti al gip Petralia per l’interrogatorio di garanzia. Difeso dall’avvocato Mauro Boni, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Secondo l’ordine di custodia cautelare, alla base della lite degenerata nel sangue ci fu una contesa economica di 20 euro, il prezzo di una scheda telefonica che Mendoza aveva allungato al connazionale, che lui aveva usato senza però restituirla o pagarla.

MENDOZA, di fronte all’impossibilità di vedersi saldare il credito vantato, reagì in malo modo; prima colpì il connazionale alla testam, sferrandogli una bottigliata; poi entrò in scena il coltello, che andò a segno nel collo e nel torace, con copiosa perdita di sangue.

FU un cugino del ferito a sottrarre quest’ultimo dalle grinfie dell’aggressore e a portarlo in salvo nell’androne del palazzo, dove poi venne soccorso dall’automedica del 118. I fendenti, fortunatamente, non si sono rivelati letali. Ma la dinamica di essi ha portato la procura a configurare in capo dall’aggressore la pesante accusa di tentato omicidio. A sostegno di questa anche il racconto della vittima, con conseguente riconoscimento dell’accoltellatore. Un quadro probatorio schiacciante che ha indotto ieri Mendoza, nell’interrogatorio di garanzia, ad avvalersi della facoltà di non rispondere. E il giudice Petralia ha disposto la custodia cautelare in carcere.