Sesso con l’alunno durante le ripetizioni. Il professore patteggia un anno e mezzo

Contestato l’abuso di custodia del ragazzo che gli era stato affidato

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

La Spezia, 28 giugno 2017 - Durante l’incidente probatorio il giovane di 16 anni aveva parlato con naturalezza, senza palesare alcun motivo di risentimento nei confronti del professore, più a ruota libera che incalzato dalle domande specifiche, raccontando dei loro incontri a sfondo sessuale, durante le ripetizioni di matematica. Quella deposizione ha costituito l’elemento cardine dell’imputazione formalizzata nei confronti di un insegnante di 30 anni, all’epoca dei fatti, in servizio, come supplente, in un istituto superiore spezzino e in quel contesto entrato in relazione con lo studente: atti sessuali su minorenne con abuso dei poteri connessi alla posizione. Di fronte all’impalcatura accusatoria prospettata dal sostiotuto procuratore Federica Mariucci (all’esito del report della psicologa Jolanda Stevani consulente del gip Marta Perazzo) il professore ha preferito ieri chiudere i conti con la giustizia, rinunciando a difendersi, chiedendo e ottenendo, il patteggiamento della pena ad un anno e sei mesi di reclusione. La sentenza è del gup Mario De Bellis, che ha riconosciuto l’attenuante generica della minore gravità dei fatti.

«HA PATTEGGIATO perché stressato dalla vicenda processuale, per evitare la gogna mediatica, convinto di non aver arrecato danni alla crescita dello studente», dice l’avvocato difensore Fabio Sommovigo. Il professore aveva però violato delle norme, quelle che prevedono la punibilità degli adulti che compiono atti sessuali consenzienti con minori di età superiore a 16 anni, là dove gli atti incriminabili maturano nell’ambito della relazione di custodia. Nel caso specifico accadde durante le ripetizioni a casa nella materia nella quale il ragazzo era un po’ in affanno.

IL PROFESSORE era stato ‘incastrato’ dalla mamma del ragazzo: questa era sobbalzata alla lettura delle interlocuzioni via whatsapp tra il figlio il docente. E, assistita dall’avvocato Manuela Bacci, aveva denunciato quest’ultimo l’insegnante. C’era anche lui, all’epoca dell’incidente probatorio, a sentire il minore, schermato dalla parete-specchio dell’aula delle audizioni protette che permette all’indagato di vedere come il dichiarante si atteggia nel suo riferire e, diversamente, a chi parla di non vedere chi lo osserva. Il ragazzo, al proposito, non aveva fatto una piega, riferendo oggettivamente, senza caricarli di interpretazioni, i fatti. Ossia alcuni incontri col professore, nella dimora di quest’ultimo, in città, nell’ambito dei quali il rapporto confidenziale si è aperto anche all’approccio sessuale, consenziente.

DETTAGLI top secret. Ma non è stato questo il nodo del processo, se cioè il ragazzo fosse o meno consenziente di fronte alle avances. Bensì il ruolo dell’adulto: un insegnante. Se invece che essere suo docente, l’indagato fosse stato un semplice conoscente del ragazzo, senza titoli di affidamento o custodia, non avrebbe avuto nulla da rischiare, penalmente parlando, là dove il rapporto fra un sedicenne o una sedicenne con un adulto estraneo alla cerchia familiare o degli affidatari non è, per legge, perseguibile. Nel caso specifico pesa, appunto, il contesto che ha fatto da sfondo al rapporto: l’affidamento educativo del ragazzo al professore. Nei confronti dell’insegnante pende un procedimento disciplinare; lui, all’epoca delle denuncia, non fu sottoposto a provvedimenti da parte dell’amministrazione scolastica perchè, nel frattempo, andò a scadenza il contratto a termine che aveva sottoscritto. Successivamente aveva trovato un impiego in una scuola privata di Milano. Anche quel rapporto di lavoro è arrivato al capolinea. E il professore è alla ricerca di una nuova occupazione. «Ma non come docente» sostiene il suo avvocato.

Corrado Ricci