"Salvo dal rogo per un’acrobazia". L’anziano Rambo racconta il volo

In fuga dalla casa in fiamme si è lanciato dalla finestra al primo piano

Carlo Odelli ha ricevuto la visita di una compagna di mercatini, Elena Incerti

Carlo Odelli ha ricevuto la visita di una compagna di mercatini, Elena Incerti

La Spezia, 20 febbraio 2018 -  Un mix di sentimenti alberga nel cuore di Carlo Odelli, l’anziano di 88 anni, salvatosi – con un lancio acrobatico dalla finestra – dall’incendio che sabato pomeriggio è divampato nella sua abitazione isolata di Usurana, nel Comune di Calice al Cornoviglio. E’ felice per essere ancora in vita e per le ferite solo leggere riportate nella caduta, piange la morte dei suoi due adorati cani Ricki e Tigre, è grato per l’assistenza che ha avuto dai compaesani, per la visita del sindaco Mario Scampelli, per le premure di medici e infermieri nel reparto di medicina di urgenza del Sant’Andrea dove è ricoverato per il trauma riportato al ginocchio nel volo dall’altezza di tre metri: «Grazie a tutti! Nessuna frattura, fortunatamente. Potevo rimanere arrostito invece sono qui a pensare al futuro... non vedo l’ora di tornare ad accudire le mie api» dice col pollice all’insù.

Sì Carlo Odelli non è solo solo un uomo-Rambo ma anche il decano degli apicoltori spezzini, il pioniere della cosiddetta Strada del miele, fiore dell’occhiello di Calice al Cornoviglio. «E’ lui il formatore degli operatori delle 12 aziende che danno vita al percorso più dolce della provincia: una persona buona, profondo conoscitore della materia, un maestro per tutti» dice il presidente Romolo Busticchi. Quasi 100 gli ‘allievi’ di Carlo sparsi tra le province della Spezia e Massa. Tutti in ansia per lui, al pari dei compagni di mercatini. Come la carrarese Elena Incerti, allevatrice di capre, che ieri è andata a trovarlo.

«Torna presto fra noi, ci manchi». In tanti sono ancora increduli della prodezza. Ce la racconta, in un’alternanza di singhiozzi al pensiero dei cani morti nel rogo: «Speravo di riuscire a salvare anche loro, non ci sono riuscito...» e giù lacrime.

Cosa è successo?

«E’ andata a fuoco la canna fumaria, complice una giornata senza vento; la fuliggine depositata nelle pareti del condotto è stata preda del fuoco. Da lì sono partite le scintille che hanno attecchito al piano terra, innescando l’incendio».

Lei dove era?

«Al piano soprastante, a riposare. Quando mi sono accorto delle fiamme era tardi per uscire di casa dalla porta: ho provato a scendere, mi sono trovato davanti una densa nube di fumo, un calore crescente. A quel punto ho capito che non c’era nient’altro da fare che calarmi dalla finestra, rimandando a dopo l’apertura della porta dall’esterno, per fare uscire i cani. Ho scavalcato il davanzale, mi sono aggrappato ad una persiana; mi sono calato fino a mantenere la prese delle mani sulla parte terminale dell’infisso. A quel punto dai piedi e terra c’erano tre metri...».

Un volo rischioso...

«L’alternativa era la morte. Ho messo in conto che potevo rompermi qualcosa... Mi sono lanciato, badando ad ammortizzare l’impatto. Il cedimento delle gambe sotto la spinta del peso del corpo in caduta ha innescato il rimbalzo a terra e il trauma al ginocchio. Sono comunque riuscito a rialzarmi. Ho cercato di aprire la porta per fare uscire i cani: portroppo era ’incollata’ agli stipiti. Ho provato e riprovato, niente da fare. Sono veramente addolorato per la fine di Ricki e Tigre; sono stati trovati morti dai vigili del fuoco che hanno fatto il possibile per contenere i danni alla casa».

Carlo vuole ricominciare: «Gli apicoltori sono come l’Araba Fenice. Spero di poter tornare presto a rimettere in sesto la casa. Una cosa mi consola: il laboratorio del miele non è stato intaccato dalla fiamme. Ripartirò da lì... ». L’ennesima lezione di vita.

Corrado Ricci