Graffiti sul muro davanti alla sua casa. L’ira della Saccone: «Sembra un ghetto»

L’assessore contro un dipendente comunale: «Ha autorizzato il figlio»

Writer all'opera

Writer all'opera

Vezzano, 13 febbraio 2017 - IL SUO MURALES, Patrizia Saccone, lo dipinge su Facebook: «Un dipendente di un ente pubblico autorizza suo figlio e tre amici a realizzare dei graffiti sui muri della città allo scopo di migliorare il decoro urbano. Per far questo non chiede a nessuno dei cittadini l’opinione. Noi cittadini non contiamo un cavolo se non per le elezioni». Nel mirino, il graffito che sabato pomeriggio tre giovanissimi writers hanno realizzato su un muro in in via Borrotzu, a Vezzano, dove la Saccone, che è assessore comunale alla Spezia alle pari opportunità e allo sport, vive. Già nel momento in cui i ragazzi erano all’opera l’assessore, che abita in una palazzina proprio lì davanti, era scesa per manifestare il suo sdegno. Riassunto poi nero su bianco sul social network: «So solo – prosegue l’assessore – che ho pagato un mutuo con sacrificio e ora mi sembra di abitare in un ghetto. Ma forse non ho il senso artistico».

APRITI cielo, spalancati terra. In poco tempo il post raccatta 68 “like” e qualche decina di commenti, alcuni decisamente critici verso l’intervento in corso, altri di parere opposto. Ed interviene anche il dipendente del Comune di Vezzano finito nel mirino dell’assessora: «Mi stai facendo passare per quello che non sono (...) avrei comunque piacere di chiarire la cosa di persona senza mettermi alla gogna mediatica». Ieri abbiamo cercato sia l’assessore Saccone sia il dipendente Vezzanese, per un commento sull’accaduto. Non è stato possibile parlare con il dipendente, ma l’assessore conferma tutto il suo disappunto per il graffito sotto casa e spiega: «Ho già coinvolto altri ragazzi del quartiere e proposto di continuare con dei bei disegni su tutto il muro, hanno risposto in tantissimi writer e se necessario ci autotasseremo. Certo, vedere quella cosa dalla mia finestra non mi sta bene, se avessero agito senza autorizzazione il giorno dopo lo avrei fatto cancellare».

RESTANO, come scolpite sulla pietra, le parole di Saccone sulla sua pagina Facebook: «Cosa contesto – scriveva Saccone nel pomeriggio di sabato –: nulla ai ragazzi che non hanno colpe e che anzi vanno aiutati non dando a loro tutte le spese dei materiali (soldi che poi non hanno e il lavoro resta a metà). Contesto che non ci sia stata trasparenza nel dare la possibilità a tutti i ragazzi di presentare un progetto x esprimere la creatività. Contesto che il comune non abbia chiesto prima un disegno e che non sia stato condiviso. Contesto che se metti una tenda di colore diverso ti fanno un mazzo come... e invece qui va tutto bene. Contesto l’arroganza del potere e contesto un lavoro lasciato a metà. Contesto l’esclusione della scuola e dei ragazzi che abitano qui (...). Contesto... contesto... ma intanto devo spiegare ai miei figli che tutti sono uguali che tutti hanno diritti e doveri... devo spiegare il senso civico... ma oggi ho difficoltà».