"Lo hanno massacrato. Così è morto in Nuova Zelanda il mio ex marito"

L’ex moglie, avvocato del foro spezzino: "Il movente è ancora da chiarire"

Il sopralluogo degli inquirenti (dal video su www.tvnz.co.nz)

Il sopralluogo degli inquirenti (dal video su www.tvnz.co.nz)

La Spezia, 28 marzo 2017 - «Si era trasferito in Nuova Zelanda quando nostro figlio aveva una decina d’anni. Ho saputo della notizia della sua morte da amici e così ho telefonato all’ambasciata di Wellington, perché è il padre di mio figlio. Non avevo più contatti con Pierclaudio e anche col figlio non parlava da diverso tempo». Così l’avvocato spezzino Angela Spiezia, ex moglie di Pierclaudio Raviola, il 65enne nativo della Spezia, pestato a morte giovedì sera nel parcheggio di una discoteca, nella cittadina di Christchurch.

L’avvocato Spiezia è stata sposata con Raviola per setta anni, dal 1983 al 1990 ed è lei a spiegare come l’aggressione dell’ex marito sia avvolta nel mistero: l’uomo è stato trovato riverso a terra, in una pozza di sangue ma non è dato sapere, al momento, il movente certo dell’omicidio. Non è esclusa un’aggressione a scopo di rapina ma, neppure, un errore di persona.

«Dall’ambasciata – spiega l’avvocato – ho saputo che gli inquirenti sono alla ricerca di testimoni per avere informazioni sugli occupanti di una Toyota Vitz di color oro, presente sulla scena del delitto e sparita poi nel nulla. Mi hanno pure riferito dell’arresto di tre giovani, accusati di omicidio volontario, che il 13 aprile dovranno presentarsi davanti alla Corte suprema neozelandese. Ma del mio ex marito so proprio poco. Da amici in comune ho saputo che era impiegato come autista di scuolabus, ma sinceramente non so se fosse andato in pensione. I rapporti con lui erano terminati da oltre 20 anni».

La morte di Pierclaudio Raviola ha, comunque, destato cordoglio in città, dove era conosciuto perché alla Spezia aveva lavorato insieme al padre, titolare dell’agenzia Ina assicurazioni. Poi la morte del padre e la revoca del mandato di agente assicurativo avevano, probabilmente, inciso notevolmente sul suo sogno di cambiare vita. Un sogno che si è realizzato con il viaggio di solo andata per la Nuova Zelanda. Raviola aveva così abbandonato i suoi affetti e gli amici della vela, con i quali in passato si era avventurato in appassionanti regate nel golfo spezzino. In Nuova Zelanda, in un primo momento, aveva aperto un ristorante a Auckland.

Si era risposato con una donna locale e aveva ottenuto la cittadinanza neozelandese. Ma anche questo matrimonio era naufragato. Raviola aveva poi conosciuto un'altra donna con la quale aveva instaurato una convivenza, terminata da pochi mesi. «Nei primi anni ‘90 – spiega l’avvocato Spezia – era stato coinvolto in un grave incidente a Porto Santo Stefano. Rischiò di morire. Fu miracolato. Di recente alcuni amici comuni mi avevano detto che pensavano fosse morto: avevano prima appreso la notizia di un incidente mortale in Nuova Zelanda e poi erano convinti che fosse deceduto per malattia. Invece, era vivo e vegeto. Sono molto dispiaciuta per quanto accaduto, per la sua morte. Spero che venga fatta luce sulla vicenda e che emerga la verità».