Parcopoli: condannati Tarabugi e Pecunia

Confiscato il tesoretto da un milione di euro / GUARDA LE FOTO

IL VERDETTO Il presidente del collegio Alessandro Ranaldi legge sentenza che chiude il processo-stralcio di Mani Unte

IL VERDETTO Il presidente del collegio Alessandro Ranaldi legge sentenza che chiude il processo-stralcio di Mani Unte

Riomaggiore, 11 ottobre 2016 - TENUTAdi tutte le accuse contestati ma pene inferiori a quelle richieste dal pm. Il processo stralcio di Mani Unte all’ex capo dell’ufficio tecnico del Comune di Riomaggiore Graziano Tarabugi e all’ex impiegata Nicla Pecunia, si è risolto, strano a dirsi, con la soddisfazione di tutte le parti, comprese le parti civili che vedono spianata la strada al risarcimento danni.

TARABUGI è stato condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione (il pm aveva chiesto 6 anni e 9 mesi); Nicla Pecunia ad un anno e 10 mesi (il pm aveva chiesto tre anni e 2 mesi), meno del quantum (due anni) portato a casa dagli stessi coimputati che avevano chiesto il patteggiamento prima dell’udienza preliminare. Così ieri, alle 17, la sentenza emessa dal collegio presieduto dal giudice Alessandro Ranaldi affiancato dai colleghi Marinella Acerbi e Stefano Vita. Giustizia fatta? «Non ho niente da dire; ma per me va bene tutto... parlino gli avvocati difensori» ha detto Tarabugi dopo il verdetto, affiancato dalla polizia penitenziaria che lo ha riaccompagnato in carcere dove sconta la pena già passata in giudicato a 6 anni e 3 mesi di reclusione. «Un risultato soddisfacente vista la spada di Damocle pendente» dice l’avvocato Aldo Niccolini che ha difeso Tarabugi insieme al collega Maurizio Sergi. «Chi, nella stessa posizione, patteggiò, ottenne una pena superiore a quella inflitta oggi a Pecunia: la scelta di difendersi ha dunque premiato» sostengono le avvocatesse Giuliana Feliciani e Valentina Antonini. Lo stile del pm Luca Monteverde a non commentare le sentenze si impone anche questa volta, a conclusione di un imponente lavoro che lo scorso anno, ricordiamo, approdò alla sentenza del processo madre. Alla fine il pallottoliere, nella sostanza, è tutto a parte della pubblica accusa: 25 condanne ( fra cui spicca quella al presidente del parco Franco Bonanini condannato a 7 anni e 10 mesi di reclusione), due prescrizioni e un’assoluzione.

LA PENA ‘tenera’ nei confronti di Tarabugi si giustifica nel vincolo della continuazione (con la precedente sentenza di condanna) riconosciuto dal tribunale anche al reato di calunnia (per il profilo residuale della denuncia per abuso edilizio) danno dell’ispettore Andrea Mozzachiodi (l’accusa avrebbe voluto che il reato fosse considerato a se stante). Quando alla Pecunia, a fare la differenza è stato il riconoscimento delle attenuanti generiche.

La sentenza di ieri ’certifica’ un’altra volta l’esistenza di un’associazione per delinquere che fino al 2010, agli ordini del presidente del Parco Franco Bonanini, gestiva il Comune di Riomaggiore, inanellando falsi, truffe, concussioni, calunnie e corruzioni nella gestione sottotraccia del potere, dietro la facciata dei risultati che hanno portato le Cinque Terre ad essere fra le mente turistiche più ambite al mondo. Il tribunale ha anche disposto la confisca del «tesoretto» di circa un milione di euro costituito dagli immobili riconducibili a Tarabugi già sequestrati dal gip e il pignoramento del sequestro conservativo in atti.

Corrado Ricci