Morì ventiquattr’ore dopo le dimissioni. Medico accusato di omicidio colposo

Anziana ricoverata per una caduta, spirò per emorragia cerebrale

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La Spezia, 17 gennaio 2017 - Morì a 78 anni, un giorno dopo la dimissione dall’ospedale dove era stata ricoverata per cinque giorni a causa di un trauma cranico conseguenza di una caduta accidentale per strada. Una causalità, secondo il dottor Andrea Bastreri che, anche su pressione dei familiari, aveva disposto la dimissione dell’anziana dal reparto di medicina d’urgenza. Una decisione affrettata secondo il pm Luca Monteverde che chiede il rinvio a giudizio del sanitario per omicidio colposo, ravvisando nel suo comportamento imprudenza, imperizia e negligenza. I fatti risalgono all’estate del 2014: la donna venne ricoverata il 28 luglio e dimessa il 1° agosto alle 18.

LA MATTINA dopo l’anziana patì una fortissima cefalea; nel primo pomeriggio spirò per un’emorragia cerebrale. Secondo una perizia medico legale, svolta dal neurochirurgo Massimo Sottini di Firenze e dal medico legale Vittorio Fineschi di Roma su incarico del gip Mario De Bellis, l’evento letale fu conseguenza del trauma, i cui effetti meritavano di essere indagati con più scrupolo, con un’altra Tac oltre alle due effettuate e dalla quali si era palesata una «millimetrica falda ematica subdurale parietale destra». I periti ieri hanno riferito sul punto in udienza preliminare, confrontandosi con i consulenti della difesa, il medico legale Roberto Marruzzo e il neurochirurgo Vitale Ravelli. L’avvocato Alessandro Civitillo affianca il pm come legale di parte civile, condividendone gli assunti accusatori. L’avvocato Marco Argenziano difende l’indagato, puntando sull’esito delle due Tac, a cui venne sottoposta la donna: gli esami non evidenziarono una situazione d’emergenza. Il dottor Bastreri, per questo, ritenne che la prosecuzione della terapia domiciliare potesse salvaguardare la paziente dal rischio di un’emorragia cerebrale, tenuto conto anche del superamento, in fase di ricovero, del lieve disorientamento diagnosticato al momento dell’ingresso nel reparto.

PER IL PM Monteverde, invece, era necessario sottoporre la donna ad un’altra Tac: l’insidia era in agguato. Un nuovo accertamento radiografico, hanno sostenuto ieri i periti del gip, avrebbe forse consentito i verificare se era in corso la ripresa del sanguinamento, con conseguente necessità di intervenire chirurgicamente e possibilità di salvare la vita della paziente. L’udienza è stata aggiornata alla fine del mese per la discussione fra le parti all’esito della quale il gip dovrà decidere su prosciogliere o rinviare a giudizio il medico indagato. Questo è sereno: «Ho fatto tutto quello che era necessario, prendendo decisioni congrue con le prospettazioni radiografiche».