Morì sull'Amerigo Vespucci, a giudizio i vertici della Marina

La famiglia rifiuta un milione di risarcimento: "E' questione di giustizia, non di soldi" / LA LETTERA DELLA MADRE

Il nocchiere Alessandro Nasta

Il nocchiere Alessandro Nasta

La Spezia, 20 dicembre 2015 - Per contrastare  l’offensiva della Procura, l’avvocato dello Stato Massimo Giannuzzi è arrivato al punto di sollevare una questione di costituzionalità sull’applicabilità alla nave scuola Vespucci delle norme per la prevenzione degli incidenti sui lavori in quota. Il giudice l’ha rigettata: le norme sono ora applicate, a nocchiere deceduto - ha rilevato - quindi era possibile applicarle anche allora.

Per sanare la ferita aperta nel cuore dei familiari della vittima, lo stesso legale ha ribadito l’offerta di un risarcimento pari a un milione e 65mila euro, con disponibilità ad alzare l’asticella. Anche questa mossa ha fatto flop: "Non è una questione di soldi ma di giustizia", ha replicato il legale di parte civile Giorgio Carta che ha rigettato l’offerta, coltivando il proposito di continuare ad affiancare in giudizio il pm Giovanni Amendola nel fuoco giudiziario contro i vertici della Marina militare, quale rappresentante delegato, anche, dal cosiddetto Partito dei militari fondato da Luca Mario Comellini.

Il gup, alla fine, ha deciso. Tutti rinviati a giudizio, a cominciare dal capo di stato maggiore della Marina Giuseppe De Giorgi, per rispondere dell’incidente mortale che il 24 maggio 2012 a bordo della nave Vespucci - partita dalla Spezia con destinazione Venezia per la Festa della Marina - costò la vita al nocchiere Alessandro Nasta: il giovane brindisino di 29 anni precipitò sul ponte del veliero mentre, senza vincolo, era sulla ‘coffa’ dell’albero di maestra, impegnato nelle manovre alle vele. Un volo da 15 metri d’altezza, conseguenza - secondo l’accusa di omicidio colposo sostenuta dal procuratore di Civitavecchia - della mancata adozione di sistemi di ritenuta in applicazione della legge per la prevenzione e la sicurezza sui lavori in quota.

Quelli che ora, dopo la tragedia, sono stati adottati per fronteggiare quello che, fino a ieri, insieme a salita e discesa dalle griselle, era il momento più critico delle acrobazie dei nocchieri. Così accadeva fin dalla costruzione del Vespucci, 85 anni fa. Ora le manovre sono state messe in sicurezza.

Cinque gli imputati eccellenti per i quali, il 16 marzo 2016 si aprirà il processo. Oltre a De Giorgi (all’epoca dei fatti capo della Squadra navale), finiscono a giudizio l’ex capo di stato maggiore della Difesa Luigi Binelli Mantelli e l’ex capo di stato maggiore della Marina Bruno Branciforte; a tutti è contestato l’omicidio colposo in concorso col comandante, all’epoca, della nave, Domenico La Faia, e quello in seconda Marco Grassi.

"Il culto della tradizione non può prevalere sulla tutela della vita umana prevista dalle leggi", il grido di dolore della mamma di Alessandro, Marisa Toraldo, è ora concetto- architrave delle prospettazioni della pubblica accusa che saranno poste al vaglio del tribunale.

Corrado Ricci