Legata al termosifone dai genitori. Non volevano che lei si drogasse

Il papà, la mamma e la nonna sono stati denunciati dalla polizia per sequestro di persona

La polizia è intervenuta dopo la telefonata della ventenne

La polizia è intervenuta dopo la telefonata della ventenne

La Spezia, 2 ottobre 2017 -  LA FIGLIA ventenne caduta nel tunnel dell’eroina. Una scoperta terribile per i genitori. Che hanno provato a farla smettere con le buone, però non ci sono riusciti. La ragazza, che abita nella zona di Buonviaggio, di buona famiglia, non studia né lavora e quando veniva colta dalle crisi di astinenza, non riusciva a trattenersi. Ci ricadeva, andando a procurarsi l’eroina per ‘farsi’ di nascosto dai genitori. Il papà e la mamma allora, di comune accordo, hanno deciso di intervenire in modo drastico. L’hanno legata con una catena alla caviglia al termosifone di casa, in modo che quando veniva colta dalla crisi, non potesse allontanarsi. Un estremo rimedio che, in base a quanto ha poi appurato la polizia, sarebbe stato in un primo momento condiviso dalla stessa ragazza. Che infatti, la sera, si era fatta legare senza opporre resistenza, chiedendo alla madre di slegarla soltanto quando doveva andare in bagno.

Il mattino successivo, però, sarebbe andata un’altra volta in crisi di astinenza. E quando è riuscita ad impossessarsi del telefonino della nonna, che vive in casa con lei, ha telefonato alla polizia per denunciare che era stata legata al termosifone e non poteva uscire. Dando la colpa ai genitori.

SUL POSTO è subito intervenuta una pattuglia della squadra volante, i poliziotti hanno suonato alla porta, sono entrati e hanno trovato una scena in effetti come la ragazza aveva denunciato: lei era legata con una catena alla caviglia al termosifone, aveva comunque le mani libere anche se i movimenti erano comunque limitati. Ci potevano essere gli estremi per l’accusa di maltrattamenti in famiglia, reato per il quale è previsto l’arresto, se i poliziotti non fossero andati in fondo alla cosa, parlando con il papà e con la mamma. Che hanno raccontato la brutta storia della figlia tossicodipendente e del rimedio studiato praticamente di comune accordo.

Quando la ragazza si è calmata, infatti, gli agenti le hanno chiesto se volesse essere portata in una struttura protetta, ma lei ha risposto senza indugio che preferiva restare a casa con la sua famiglia. Segno inequivocabile che non era stata maltrattata.

I poliziotti della squadra volante hanno informato il pubblico ministero Maurizio Caporuscio e hanno comunque dovuto procedere con la denuncia per sequestro di persona (meno grave di maltrattamenti in famiglia), nei confronti del padre, della madre e anche della nonna che sapeva tutto.

Massimo Benedetti