Lavoro sfumato, uccise la moglie: «Era incapace di intendere e volere»

Impulso omicida incontrollato dopo la commessa perduta

Omicidio via Rossetti La Spezia

Omicidio via Rossetti La Spezia

La Spezia, 22 novembre 2017 -  Persona mite, premurosa e sempre in affanno per rimettere in sesto le finanze familiari Lorenzo Ruffini, 83 anni. Ma anche con un «tarlo» nel cervello capace - quando il peso dell’esistenza diventava per un macigno - di rendere incontrollabili gli impulsi. Come la mattina del 15 febbraio scorso quando, nella casa di Rebocco, durante la colazione, uccise la moglie Rosanna Fortunato, 77 anni, con un colpo di tagliere in testa, per poi andarsi a costituire dai carabinieri.

Nel momento dell’aggressione l’anziano imprenditore era incapace di intendere e di volere. Lo ha certificato lo psichiatra Leonardo Moretti nominato dal gup Mario De Bellis per accertare le condizioni mentali dell’imputato nell’ambito del giudizio abbreviato, chiesto dall’avvocato difensore Salvatore Lupinacci, condizionato all’esecuzione della perizia medico legale. Il risultato di questa è stato esposto ieri dal professionista che ha dato risposta anche all’altro interrogativo posto dal gup: è Ruffini persona socialmente pericolosa? Sì, ha risposto il perito, considerate le patologie esistenti, che vengono da lontano e affondano le radici nel trauma del fallimento dell’azienda meccanica. Ruffini, per questo, qualche anno fa, arrivò al punto di tentare di uccidersi, ingerendo veleno per topi. Fu salvato da un agente della Polizia Stradale che si accorse della sua prostazione quando si trovava nell’auto, in una piazzola dell’A15, dopo l’ingestione del topicida.

Anche il giorno prima del delitto, sull’onda della notizia di una commessa di lavoro sfumata, un proposito suicida: si recò alla stazione per lanciarsi sotto il treno. Ma, all’ultimo, desistette «al pensiero del dolore che avrei arrecato a mia moglie e alla prospettiva di una vita fatta di stenti» aveva spiegato al pm Maurizio Caporuscio titolare dell’indagine. Anche questa elaborazione si è fatta prova della sua incapacità di intendere e volere. La decisione del gup sui destini dell’anziano sarà assunta il 19 dicembre, durante la prossima udienza; appare scontato l’assoluzione ancorata al vizio di mente che lo rende non imputabile. In forse il destino logistico: attualmente Ruffini è ospite di una casa di cura di Fivizzano; il giudice dovrà stabilire se la stessa sia o meno adeguata a garantire il controllo necessario, considerata la pericolosità sociale dell’anziano. Di sicuro Ruffini ha rinunciato a rincorrere il lavoro, trovare commesse. L’insofferenza per quella sfumata, dalla Tunisia – che aveva creato ulteriori problemi alle sue finanze disastrate (aveva preso accordi e pagato vari fornitori per disporre di materiali e pezzi necessari per far fronte al lavoro) – fu la goccia che fece traboccare il vaso dell’ansia, della disperazione. Ciò anche a motivo dell’inconsapevolezza della moglie in ordine alla gravità della situazione economica di famiglia. Lorenzo non le aveva mai rivelato, anche in passato, la verità sulle voragini che si erano aperte nell’attività professionale. Questione di orgoglio e di amore. Che, alla distanza, sotto il peso della disperazione, lo hanno trasformato in un omicida, incapace di controllare gli impulsi assassini.

Corrado Ricci