Un calvario per le protesi al nichel. Fa causa al medico che le impiantò

Reazione allergica ad un filamento del metallo pesante non dichiarato

L'avvocato Paolo Borsi

L'avvocato Paolo Borsi

– LA SPEZIA –

PER TRE ANNI ha convissuto con dolori e disagi alle ginocchia indotti dalle protesi alle quali si è rivelata allergica. Ora chiede il risarcimento dei danni. Lei è una sarzanese di mezza età. Assistita dall’avvocato Paolo Borsi ha citato in giudizio l’ospedale dove vennero effettuati gli impianti, quello di Pavia.

In tempi di protesi-gate, seppur la causa legale non abbia niente a che fare con l’inchiesta di Monza, la vicenda suscita indubbio interesse.

Risale al 2010 l’intervento di impianto di protesi monocompartimentali» ad entrambe le ginocchia presso Policlinico San Matteo di Pavia. La paziente è dichiaratamente allergica al nichel, come accertato in precedenza da esami specifici. Proprio per questo motivo vengono scelte delle protesi specificatamente prodotte e indicate per i pazienti portatori di allergie e raccomandate dalla casa produttrice come “anallergiche”

DOPO pochi mesi dal’intervento la paziente, però, comincia a stare male: dolori, arrossamenti, gonfiore, difficoltà di deambulazione; inizia un calvario fatto di pellegrinaggi e visite a Pavia finchè nel 2013 la paziente, insoddisfatta ed avvilita, decide di farsi visitare al Policlinico di Monza; lì viene operata due volte, a fine 2013 e inzio 2014: le vengono sostituite le protesi e si profila la causa delle tribolazioni; a detta dei chirurghi nelle protesi impiantate a Pavia vi era inserito un filamento di metallo contenente nichel, con funzione secondaria di repere radiologico, pur non facente parte della struttura della protesi; repere che, considerata l’accertata allergia della paziente, sempre a detta dei chirurghi, avrebbe dovuto essere prudenzialemente tolto prima dell’impianto; la paziente si rivolse così all’avvocato Borsi che le ha consigliato di far esaminare le protesi al Centro Tecnologico Sperimentale di Ceparana. Questo accerta che in effetti nel filo metallico è contenuta una significativa percentuale di nichel; successivi accertamenti medico legali lo ritengono «causa altamente probabile» dello scollamento delle protesi dovuto ad una reazione allergica. Di qui la richiesta di risarcimento danni all’ospedale di Pavia.

IL PASSO obbligato, quello della mediazione, fa flop. Di qui la causa civile pendente, approdata ad una consulenza tecnica d’ufficio: questa a sua volta ritiene «altamente probabile» che la causa della scollamento della protesi impiantate a Pavia sia stata una reazione allergica al filamento metallico contenente nichel ma, allo stesso tempo, ‘assolve’ il chirurgo operatore dal momento che egli non poteva sapere che nel filamento in questione ci fosse nichel, visto che nella scheda informativa delle protesi, pur indicandosi la presenza del filamento stesso, non veniva indicato che contenesse nichel. «Le conclusioni in punto di irresponsabilità del Ctu appaiono inaccettabili - sostiene Borsi nella sua memoria – in quanto ci si può legittimamente aspettare che un chirurgo prima di impiantare un dispositivo medico si accerti puntigliosamente della struttura e funzionalità dei medesimi». La battaglia giudiziaria è aperta. «A breve - dice Borsi - la causa verrà estesa anche nei confronti della ditta produttrice, americana con sede Italia».

Corrado Ricci