Da Monterosso a Cape Canaveral. Esperimento di Ciofani nello Spazio

Ha coordinato da terra un test sulle nanoparticelle eseguito a bordo della Iss

Il professor Gianni Ciofani nella sua Monterosso

Il professor Gianni Ciofani nella sua Monterosso

Monterosso, 1 ottobre 2017 - DURANTE l’estate ha lavorato alla Nasa, a Cape Canaveral, per seguire un esperimento sulla Iss, la stazione spaziale internazionale. Ma stavolta non si tratta di una “fuga di cervelli” perché Gianni Ciofani, classe 1982 e monterossino doc, è in forza alla ricerca italiana come professore associato del Dipartimento di ingegneria meccanica e aereospaziale al Politecnico di Torino. E alcune sere fa ha fatto ritorno nella sua terra, ospite della conviviale dell’Accademia del Gusto a Fiumaretta.

DURANTE la serata, dunque, tra una portata e l’altra si è parlato di nanotecnologie. «La nanotecnologia – ha spiegato Ciofani – è la disciplina che studia le interazioni della materia a livello nanometrico (un miliardesimo di metro) e offre opportunità eccezionali in ambito biomedicale». Il professore – riferisce Nicola Carozza, presidente dell’Accademia del gusto – è poi entrato nel dettaglio della sua esperienza estiva in Florida, dove ha operato in qualità di coordinatore del team Nanoros, uno degli esperimenti selezionati dall’Agenzia spaziale italiana per essere compiuti in orbita durante la missione dell’astronauta italiano Paolo Nespoli. Nanoros è coordinato scientificamente dall’Istituto italiano di tecnologia, in partnership con l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e con l’azienda Kayser di Livorno. Il 14 agosto il test Nanoros è stato lanciato da una rampa del Kennedy Space Center alla Iss, con il modulo Falcon di SpaceX, per raggiungere Paolo Nespoli. Il test condotto in orbita è già stato effettuato e la coltura cellulare congelata è stata riportata a terra per le analisi.

IN SINTESI estrema, Nanoros punta a valutare la prestazione di un potente antiossidante nello Spazio. Si tratta di nanoparticelle di ossido di cerio dette “nanoceria” – si legge in una nota del Sant’Anna –, già oggetto di ricerca biomedica per contrastare malattie la cui insorgenza è legata all’aumento dei radicali liberi. La “nanoceria” viene testata in orbita su sistemi biologici modello in presenza di forti radiazioni cosmiche e in prolungata assenza di gravità. Condizioni estreme che, causando degenerazione muscolare e ossea, oggi limitano la permanenza degli astronauti nello spazio e rappresentano un ostacolo a missioni più ambiziose, come ad esempio quella su Marte. Ma la “nanoceria” può trovare appplicazioni anche nel trattamento del morbo di Parkinson e dell’obesità e per le malattie muscolo-degenerative sulla Terra.

«IL CONTROLLO a distanza delle funzioni cellulari utilizzando nanomateriali intelligenti – ha spiegato Ciofani agli accademici del gusto – rappresenta un approccio di bio-manipolazione ancora più innovativo, con potenziali applicazioni senza precedenti in molti campi della medicina, dalla terapia del cancro all’ingegneria dei tessuti. Attraverso la risposta attiva a stimoli esterni, i nanomateriali intelligenti agiscono come dei reali nanotransduttori in grado di mediare o convertire differenti forme di energia sia in segnali fisici che chimici, promuovendo comportamenti cellulari specifici. Ad esempio, nanoparticelle magnetiche possono essere sfruttate per trasportare i farmaci a siti specifici o uccidere cellule tumorali mediante un aumento di temperatura; nanoparticelle piezoelettriche, ossia in grado di trasformare uno stimolo meccanico in uno elettrico, possono essere alla base di protesi cocleari di nuova generazione».