Maestra per 9 anni senza essere abilitata, condannata per truffa allo Stato

Supplenze in molte scuole, 151mila euro guadagnati. Diplomata, ma senza abilitazione all'insegnamento

A sinistra il giudice Fabrizio Garofalo e il cancelliere; qui sopra il pm Alessandro Casseri che ha sostenuto l’accusa nei confronti dell’imputata, poi condannata

A sinistra il giudice Fabrizio Garofalo e il cancelliere; qui sopra il pm Alessandro Casseri che ha sostenuto l’accusa nei confronti dell’imputata, poi condannata

La Spezia, 20 maggio 2017 – Quattro mesi di reclusione per truffa ai danni dello Stato alla maestra diplomata alle magistrali ma non in possesso dell’abilitazione all’insegnamento. Così ieri ha deciso il giudice Fabrizio Garofalo all’esito del dibattimento, là dove l’accusa ha puntato sulla carte false esibite dalla maestra per entrare in graduatoria e la difesa ha sostenuto che danni allo Stato non potevano esserci perché comunque lei aveva lavorato.

Di sicuro quando R.B. - 42 anni, residente in provincia della Spezia - faceva lezione ai bambini o li intratteneva con giochi educativi, l’attenzione dei piccoli era al top, per loro ’crescere’ era un piacere. Si faceva seguire, apprezzare, stimare la "maestra", dai piccoli e dai loro genitori. Era accaduto per 9 anni, dal 2002 al 2011, in varie elementari del territorio: Ameglia, Carrodano, Lerici, Sesta Godano, Brugnato, Rocchetta Vara. Lei, storica precaria della scuola, era sempre disponibile a cogliere la richiesta di entrare in pista per effettuare supplenze, anche i luoghi distanti da casa. Tutto ciò fino a quando è venuto a galla il bluff che, se scoperto prima, non le avrebbe permesso nemmeno di iniziare la «carriera» da insegnante di scuola materna.

Scandagliando il suo curriculum, dalla attenta lettura delle carte e dalla verifica effettuata dall’Ufficio scolastico regionale, è emerso che, pur diplomata alle magistrali, non aveva partecipato al concorso ordinario per ottenere l’abilitazione all’insegnamento e, in occasione dell’inoltro della documentazione funzionale alla collocazione nella gratuatoria per le supplenze nelle scuole dell’infanzia della provincia, aveva presentato attestati farlocchi di partecipazione e superamento di un corso specialistico per le lezioni di sostegno a ragazzi disabili.

Fu dopo la presentazione di quell’attestato, apparentemente rilasciato dall’Ufficio scolastico di Reggio Calabria, che fece il "balzo" in graduatoria che la pose davanti ai concorrenti così scalzati. Per loro il proseguimento dell’attesa di tempi migliori, per lei il guadagno illecito di 151mila euro, l’ammontare totale degli stipendi ottenuti alla fine di ogni mese di lavoro e ora contabilizzati come provento del reato di "truffa" ai danni dello Stato.

Sul punto la difesa, sviluppata dall’avvocato Riccardo Maccione, ha eccepito che danno per lo Stato non ci fu, visto che comunque lo stesso avrebbe dovuto pagare un insegnante al suo posto della maestra-bluff. Semmai, a patire il raggiro, è stato colui o colei che, in gratuatoria, si trovava alle spalle ed è stato scalzato. Ma, poichè non ha presentato querela, il processo avrebbe dovuto concludersi con la dichiarazione di non doversi procedere. Non di questo parere il pm Alessandro Casseri che ha evidenziato come, comunque, i proventi economici erano conseguenza di un raggiro la cui prova era costituita dall’atto falso emerso dalle indagini svolge dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza. Il giudice ha sposato la tesi dell’accusa; fra 60 giorni le motivazioni.