Porto Venere, esplosione in hotel. Prandi dall'ospedale: "Salvo grazie ai colleghi"

La testimonianza choc dopo la tragedia sfiorata a Porto Venere

I soccorsi dopo l'esplosione all'Hotel Royal

I soccorsi dopo l'esplosione all'Hotel Royal

Porto Venere (La Spezia), 7 agosto 2016 - La voce sottile tradisce l’emozione di chi sa di essere scampato alla morte, ma bastano pochi minuti di conversazione per ritrovare l’uomo tenace di altri tempi, già pronto a rimboccarsi le maniche per riannodare i fili di una vita intensa che ruota attorno all’hotel Royal – la sua creatura che ha portato ulteriore lustro alla bella Porto Venere – e all’attività per la promozione turistica del territorio come presidente provinciale di Federalberghi. Abramo Prandi ricorda il momento in cui la bombola di cloro per la piscina gli è esplosa tra le mani con una lucidità spaventosa. Ed è pronto a raccontare, anche se con fatica, quel venerdì ‘nero’ dal suo letto di ospedale.

Direttore, innanzitutto come si sente?

«Sto recuperando molto bene, infatti sono stato ‘promosso’ dalla Rianimazione alla Terapia intensiva del Sant’Andrea dove ho un’assistenza encomiabile. Il respiro sta tornando regolare, ma ho passato davvero una nottataccia senza mai chiudere occhio».

Lo dovranno trattenere ancora a lungo?

«Credo altri tre o quattro giorni per disintossicarmi, dopo tutto quello che ho respirato. Mi hanno dovuto dare qualche punto per le ferite al volto, il dolore però è sopportabile. Sono ottimista».

Che cosa si ricorda dell’incidente all’hotel?

«Tutto. Non ho mai perso coscienza. Ho bene in mente i passaggi di quell’operazione di routine che faccio, diciamo, circa da vent’anni (quasi gli scappa un sorriso, ndr)».

E allora che cosa è successo? Che cosa è andato storto?

«Stiamo cercando di capirlo. È stato un incidente talmente assurdo. Ho fatto tutto come al solito: stessi movimenti e stessi materiali, ma la reazione è stata inspiegabile. Qualcosa di simile all’effetto dell’acqua nella soda caustica. Anche la ditta fornitrice sta facendo delle verifiche per essere tranquilli».

Tragedia sfiorata...

«Abbiamo fatto di recente un corso di aggiornamento sulle misure di sicurezza sul lavoro. Nell’istante dopo lo scoppio mi son ricordato all’improvviso che è necessario lavarsi subito con l’acqua in questi casi: la cosa mi aveva colpito. Così abbiamo fatto, avevo il viso ricoperto di cloro. Devo ringraziare Alberto Carassale e Fabio Pinelli per l’aiuto. Mi hanno salvato senza esitazione alcuna. Che dire, con loro c’è un rapporto bellissimo di lavoro e di amicizia».