Delitto di Cerri, il mistero del Dna. Scagionati gli amici della vittima

Il test comparato era stato richiesto da loro, persone informate sui fatti

L’area del bosco in cui fu rinvenuto il cadavere del giovane

L’area del bosco in cui fu rinvenuto il cadavere del giovane

La Spezia, 24 maggio 2017 – L’ombra di un loro coinvolgimento nel delitto di Giuseppe Colabrese si è dissolta ancor prima di potersi allungare sul piano giudiziario. Cinque amici comuni – del giovane ventisettenne di Sulmona, il cui cadavere venne rinvenuto nel bosco di Cerri il 9 ottobre del 2015, e di Francesco Del Monaco, 23 anni, indagato per l’omicidio – escono a testa alta dalla scena delle indagini. Non appartengono a loro i dna estrapolati dalla suola di una scarpa calzata da Colabrese e dalla radice di un capello trovato all’esterno dei pantaloni che indossava il giovane abruzzese al momento di essere ucciso, con una mazzata in testa. Lo ha certificato la comparazione effettuata dai carabinieri del Ris tra i loro profili genetici e quelli desunti dai reperti sotto sequestro.

Erano stati gli stessi giovani a chiedere di essere sottoposti al prelievo, ritenendo plausibile una loro una iscrizione nel registro degli indagati, considerando che si tratta delle uniche persone con le quali Colabrese e Del Monaco erano in relazione alla Spezia all’epoca dei fatti. Probabilmente, venuti a conoscenza che la comparazione tra dna attinto dai reperti e quello di Del Monaco, aveva dato esito negativo, pensarono bene di farsi avanti, considerando che i carabinieri, dopo aver ricostruito le cerchie delle amicizie fra vittima e inquisito, li avevano stati presi a verbale per capire la ragioni del viaggio del giovane di Sulmona alla Spezia e i suoi spostamenti una volta arrivato, il primo agosto 2015.

Il corpo di Giuseppe, in avanzato stato di decomposizione, venne rinvenuto casualmente nel bosco fra Cerri e Canarbino il 9 ottobre scorso: si imbatterono in esso alcuni cacciatori impegnati in una battuta ai cinghiali. Gli accertamenti medico-legali hanno stabilito che Giuseppe morì per i traumi inferti alla testa con un corpo contundente e che il suo decesso è avvenuto in uno spettro temporale circoscritto, dal primo al 10 agosto, quindi nel periodo in cui rimase in compagnia di Francesco prima che questo, il 4 agosto, si recasse a Genova per imbarcarsi su un traghetto alla volta di Olbia, per andare a lavorare.

Questa circostanze e le contraddizioni emerse dai suoi racconti - prima ai genitori di Giuseppe e poi ai carabinieri - pesano sulla sua posizione di indagato e sulla credibilità della sua versione sul motivo della trasferta dell’amico alla Spezia: «Era venuto a portare un carico di hashish. Me lo affidò perché lo consegnassi ad una persona a me sconosciuta. Ma nessuno si presentò all’appuntamento a Genova e io ne me liberai, gettandolo in un cassonetto. A quell’ora Giuseppe era sul treno per Sulmona...». In effetti l’ultima cella agganciata dal cellulare di Colabrese prima che black out telefonico fu quella della stazione di Genova Principe. Ma gli inquirenti sospettano in quel momento Colabrese era già stato ucciso e il cellulare, dopo il delitto, era stato sottratto da Del Monaco proprio per depistare le indagini.

 

L’INCHIESTA, aperta dal pm Claudia Merlino, è ancora aperta. Il magistrato, fin dall’inizio, ha dimostrato di muoversi con estrema prudenza prima di voler trarre delle conclusioni, in un senso o nell’altro. Il nuovo esito investigativo non stupisce gli avvocati dei familiari della vittima, Federica Benguardato e Gentile Nicodemo: «Altri casi giudiziari, pur in presenza di tracce di dna sul cadavere esterne a quelle dell’indiziato, non hanno significato l’esclusione delle sue responsabilità. Rinnoviamo l’appello ad eventuali persone a conoscenza dei fatti a farsi avanti con gli inquirenti».

In attesa di comunicazioni formali è legale dell’indagato, l’avvocato Lando Sciuba: «Dopo l’esito della comparazione del Dna risoltosi a favore di Francesco Del Monaco, nel senso che non era suo il profilo genetico agli atti, nulla più abbiamo saputo».

Corrado Ricci