«Dai renziani mi aspetto sostegno». Provocazione spezzina di Orlando

Il ministro lancia nella sua città la candidatura alla segreteria del Pd. Ma dice no alle primarie per le comunali di giugno / L'ENDORSEMENT DI DARIO VERGASSOLA

Andrea Orlando

Andrea Orlando

La Spezia, 28 febbraio 2017 - LA DOMANDA è se e quali ripercussioni potrà avere sulla scelta del candidato sindaco alla Spezia la decisione di sfidare Matteo Renzi per la guida del Pd nazionale. Andrea Orlando ha risposto sabato sera, mentre i suoi supporter spezzini lo attendevano in una Sala Dante gremitissima.

Orlando, a che punto è il percorso per le comunali? «Questo dovete chiederlo alla segretaria che lo sta gestendo».

Ma la sua posizione quale è? «Resta: niente primarie, troviamo un nome che unisca. Non esiste nessun muro da parte mia. Se si vuol fare diversamente, chi vuole le primarie le deve organizzare e non credo che si possano fare a ridosso del voto».

E’ un fatto che il nome unitario del candidato sindaco non ci sia. «Il nome condiviso, se c’è volontà, si trova».

In quale quadro di alleanze per il Pd? «Serve tutto il centro sinistra, quello che alla Spezia ha sempre vinto. La sinistra radicale è sempre stata nostra alleata».

La sua candidatura contro Renzi può allargare il solco che alla Spezia la divide dai renziani? «Innanzitutto non mi candido contro Renzi ma per guidare il Pd. E mi auguro che i renziani spezzini prendano in considerazione un sostegno».

Sta dicendo che si augura che i renziani spezzini votino lei come segretario nazionale invece di Renzi? «Lo do quasi per scontato».

A CHI gli chiede un commento sull’inchiesta Consip, replica: «Da ministro della Giustizia non potrei in alcun modo commentare una vicenda giudiziaria in corso». Poi, alcuni contenuti della sua proposta politica: «Mi fa piacere che Renzi si ponga il problema del lavoro. Io farò una proposta. Il nodo cruciale da affrontare è come si possa dare cittadinanza e reddito». Per il Jobs Act «serve una valutazione su ciò che ha funzionato e ciò che non ha funzionato». Quanto ai voucher «così come sono vanno superati».

SALE sul palco, preceduto dagli interventi di Irene Cecchini dei Giovani democratici e Marco Casarino. In sala tanti volti noti ma anche tanta “base”. Che lui gratifica: «Dietro di me ci siete soltanto voi», esordisce, per sgomberare il campo da ‘dietrologie’ su chi lo abbia voluto candidato segretario. Poi le bordate: «Siamo prigionieri di un algoritmo oscuro nel nostro partito. Sembra più importante confliggere con i propri compagni che con gli esterni». Perché la candidatura? «Dopo il referendum non c’è stata nessuna discussione. Ma se 7-8 giovani su 10 ci hanno detto no, su questo ci si deve fermare e riflettere». Al Pd serve una svolta: «Io mi candido perché voglio fare la rottamazione che non c’è stata. Che si realizza con la crescita delle classi dirigenti e non con l’abbattimento di quelle precedenti». Che cosa si aspetta? «Sarà difficile, quasi tutti i miei compagni di governo si schiereranno con Renzi. Ma possiamo vincere questa battaglia perché abbiamo ragione e ho le qualità per vincere la sfida. Penso che se guiderò il Pd lo lascerò meglio di come l’ho trovato. Non tutti quelli che mi hanno preceduto possono dirlo. Penso di avere una dote: saper unire. Questo Paese ha bisogno di unità».