Omicidio dell’avvocato Corini. Il mistero degli ultimi appunti

I ‘pizzini’ nelle mani dei pm. Sotto torchio l’amica e collega

L’avvocato Marco Corini

L’avvocato Marco Corini

La Spezia, 17 febbraio 2016 -  SI INFITTISCE il mistero che fa da sfondo alle carte testamentarie all’interno delle quali, secondo la procura della Spezia, va cercato il movente del presunto omicidio, per mano della sorella, dell’avvocato dei vip, Marco Valerio Corini. Nel fitto riserbo investigativo, trapela il contenuto di alcuni dei ‘pizzini’ sui quali il 23 settembre scorso, due giorni prima di morire, il noto legale avrebbe appuntato le proprie volontà con l’intenzione di farle poi trascrivere di fronte a un notaio.

Si tratta di annotazioni – questo si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – che «non stravolgono» l’impianto del testamento olografo vergato da Corini il 18 settembre e, secondo l’accusa, composto dalla sorella Marzia. Tra le pieghe degli appunti si parlerebbe però anche di un’auto di lusso, un’Audi Q34S, intestata a Corini e che l’avvocato avrebbe voluto lasciare alla fidanzata Isa Barrack. Ma che, secondo alcuni testimoni, al momento della dispersione delle ceneri di Corini sarebbe stato nella disponibilità di un altro destinario dell’eredità, l’amica di famiglia Susanna Cacciatori. Ieri, intanto, si è svolto il lungo interrogatorio – dell’avvocato Giuliana Feliciana, sentita a piede libero dai pm Luca Monteverde e Giovanni Maddaleni e destinataria di un sequestro preventivo di 200mila euro a garanzia della restituzione del presunto maltolto. Quattro ore di interrogatorio investigativo, sotto il torchio dei due pm, tra lacrime e singhiozzi, là dove il ricordo è tornato alla nascita del rapporto professionale col collega, e ancor prima amico. Secondo l’accusa l’avvocatessa spezzina, estranea all’imputazione di omicidio volontario contestata alla sorella del legale, nello scorso settembre, si pose al capezzale di Corini per plagiarlo badando – tra conforti e l’incoraggiamento umano a fronteggiare il tumore all’intestino – a centrare due obiettivi: ottenere un tornaconto personale ed evitare l’esclusione dalla successione di Marzia Corini, là dove l’intenzione dell’avvocato era quella di lasciare la gran parte del patrimonio ad Isa, come indicato nel primo testamento, che non si trova e che l’indagata avrebbe concorso a distruggere, per poi dare forma a quello falso, che le aveva riconosciuto 400mila euro.

«Posso solo dire che Giuliana ha risposto a tutte le domande dei pm fornendo elementi utili a dimostrare la sua estraneità ai fatti». Così, alle 20,30, l’avvocato difensore e collega di studio Valentina Antonini, ha riferito a chi le chiedeva lumi sull’esito dell’interrogatorio. Ha aggiunto: «Giulia ha pianto, questo sì... I ricordi dei rapporti professionali e umani con Marco sono stati struggenti...». L’avvocatessa Feliciani, negli anni Ottanta, col giovane fuoriclasse del Foro, fece la storia giudiziaria spezzina; una coppia temuta dai pm, ricercata dagli imputati di piccola e grossa taglia, col portafogli gonfio di banconote. Poi, all’inizio del nuovo secolo, strade professionali separate ma amicizia mantenuta, fino al punto, anche, per Giuliana, di godere degli assist processuali dello stesso Corini quando lei incappò in un processo per presunte testimonianze pilotate in un’inchiesta per droga: assolta.

NELL’INTERROGATORIO avrebbe detto che anche per lei è stato uno choc apprendere dell’accusa di omicidio mossa alla sorella dell’avvocato; non vuole crederci. Se così fosse accaduto, si sentirebbe a suo modo una vittima. Ha ammesso di aver rinviato l’incontro programmato col notaio per il 25 settembre, atteso il peggioramento di Marco, di cui ebbe notizia in mattinata da Marzia, per telefono, mentre si trovava a Genova per un’udienza. Quando è arrivata, il destino di Marco era segnato. Gli stessi pm non l’hanno chiamata in causa per la sedazione omicidiaria. Ma hanno voluto conoscere al minuto, tra le varie cose, la sua ricostruzione degli ultimi giorni di vita dell’avvocato. Intanto, un primo colpo di scena: Marzia Corini ha revocato l’incarico agli avvocati Enrico Marzaduri e Alessandro Rappelli. Il mandato va al professor Tullio Padovani, del foro di Pisa, e all’avvocatessa Anna Francini. Impossibile per loro leggere le carte. Già certo: l’indagata ai domiciliari, domani, davanti al gip, si avvarrà della facoltà di non rispondere.