Cita in giudizio la Ferrari. Investito al Mugello, chiede i danni

Travolto nell’autodromo dall’istruttore al corso di guida sui bolidi

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

La Spezia, 22 agosto 2016 – DOPO il danno, devastante, dell’incidente in moto nell’autodromo del Mugello, la beffa del colpo di spugna al riconoscimento di una provvisionale di 500mila euro sentenziata in primo grado a titolo di risarcimento: il giudice d’appello, infatti, accolse le eccezioni sui della querela, ritenendola tardiva e improcedibile perché promossa dalla madre della vittima, non titolata ad agire. E’ stato tormentato, finora, il cammino della giustizia per uno spezzino di 41 anni che, a 12 anni di distanza dall’incidente sulla pista del circuito fiorentino - travolto dall’istruttore durante un corso di guida per la conduzione dei bolidi a due ruote - ancora porta i segni delle gravi ferite sofferte e per le quali è stato dichiarato invalido al 75 per cento. Le sue speranze di rivalsa sono ora affidate ad una nuova causa, incardinata a davanti al Tribunale civile della Spezia, dopo il flop del procedimento penale istruito dalla procura di Firenze. L’udienza è fissata per il 22 settembre prossimo. La scelta sulla sede processuale ’casalinga’ è stata ancorata alla possibilità indicata dal codice del consumatore di instaurare la causa nel luogo di residenza della vittima. L’ha colta l’avvocato difensore Enrico Conti che ha rilevato il caso processuale dopo l’esperienza negativa vissuta dal ricorrente davanti alla giustizia di Firenze. Citati a giudizio sono l’istruttore che investì lo spezzino dopo la caduta di quest’ultimo, in sella ad una Suzuki Gsxr, sull’asfalto; la società allora proprietaria dell’autodromo, la Ferrari Spa, e due società: quella che aveva nolegiato dalla Ferrari la pista teatro del corso di guida, la Rpm Team di Argenta, e quella che aveva promosso il corso stesso la Fast Bike, con sede a Modena, e aveva avuto in subnoleggio la pista stessa.

OGGETTO del contendere sono le misure di sicurezza, all’epoca adottate, dell’autodromo: insufficienti secondo l’avvocato Conti per il quale, nonostante l’autocaduta del centauro, l’investimento dello stesso avrebbe potuto essere evitato se l’istruttore (sul cui titolo effettivo vengono sollevati dei dubbi) avesse mantenuto un’idonea distanza di sicurezza. Invece il conduttore del corso - al quale oltre allo spezzino partecipava un altro centauro - marcava talmente stretto il primo che gli fu impossibile evitare di travolgerlo una volta che lo stesso era finito a terra: con le ruote si passò capo, provocando nonostante il casco, lesioni importanti, che hanno gravemente leso la sfera cognitiva. Al di là del comportamento imprudente dell’istruttore, secondo l’avvocato Conti sussistono anche responsabilità della Ferrari e delle altre società che gestivano la pista per non aver imposto idonee distanze di sicurezza tra istruttore e allievi durante i corsi.