"Assicurazione aumentata per un incidente che non ho mai fatto"

La vicenda dei sinistri "fantasma" finisce davanti al giudice

Tagliandi delle assicurazioni scaduti

Tagliandi delle assicurazioni scaduti

La Spezia, 22 maggio 2017- DA UNA PARTE l’assicurazione che, dopo l’avvenuto risarcimento del sinistro, comunica al cliente il passaggio dalla classe di rischio «10» alla «12», con conseguente aumento del premio; dall’altro l’assicurato che cade dalle nuvole, sostenendo di non aver mai denunciato alcun incidente stradale. Tanto meno quello cui la compagnia fa riferimento, visto che quel giorno, anzi quella notte, la sua auto era posteggiata nel parcheggio condominiale. Un sinistro “fantasma”, insomma. Il caso – attualmente al vaglio del giudice di pace della Spezia – è tutt’altro che isolato, come La Nazione ha scoperto nell’ambito di un’inchiesta sulle tariffe Rc auto, pubblicata qualche giorno fa.

LA CONTROVERSIA, emblematica, vede protagonista una signora di Spezia che, vedendosi recapitare la comunicazione dello “scivolamento” di due livelli della classe di rischio, ha contestato la pretese dell’assicurazione. Chi ha ragione? L’automobilista «incidentata» a sua insaputa o la compagnia assicurativa spezzina che, «cid» alla mano, ha liquidato il danno a una terza persona, sulla base di una constatazione amichevole? La partita si deciderà davanti al giudice, sulla base degli elementi di prova prodotti dalle parti. A tutelare l’automobilista al centro del caso è l’avvocato Alessandra Guastini. «Una vicenda davvero strana – osserva – anche perché il cid sulla base del quale è stato liquidato il danno sarebbe senza firma. E d’altra parte la mia cliente non ha ricevuto alcuna raccomandata, come è prassi in casi come questi. A parte alcune circostanze che non tornano, come il fatto che l’auto al momento era parcheggiata sotto la casa della mia assistita, si potrebbe profilare un’ipotesi di falso e per questo chiederò la trasmissione degli atti alla Procura».

LA COMPAGNIA, dal canto suo, sostiene di aver spedito la raccomandata con la comunicazione dell’incidente, grazie alla quale la proprietaria dell’auto avrebbe dovuto essere messa sull’avviso, raccomandata che non sarebbe però arrivata a seguito del cambiamento di indirizzo della sua assistita. Un rebus, insomma, che si deciderà in base agli elementi prova disponibili. Un caso isolato? Una delle tante controversie civili che ingolfano le cancellerie dei giudici? Non proprio. Ma quanti sono i casi di incidenti dal profilo quantomeno un po’ nebuloso? E perché possono succedere?

«IN EFFETTI i casi in cui un assicurato ritenga di essere chiamato in causa per un incidente di cui asserisce non essere a conoscenza sono abbastanza diffusi – osserva Roberto Zambelli, presidente dello Sna, il sindacato nazionale degli agenti assicurativi –. Anche se quantificare il fenomeno è difficile. Statistiche precise non ce ne sono, si dovrebbe disporre di numeri che, nell’ipotesi di reati come il falso, ha solo la Procura. Diciamo che i casi più diffusi sono legati a piccoli sinistri, come quelli nei parcheggi. Il caso più tipico è quello in cui un assicurato si veda attribuire un danno causato dalla sua auto, magari perché un testimone ha segnalato la targa. E’ chiaro che quando l’assicurazione si vede presentare una richiesta di risarcimento, nei casi in cui il cliente presunto autore del danno nega la circostanza, si apre un contenzioso legale: parte la raccomandata e tutto poi, quasi sempre, approda davanti al giudice e la partita si gioca sul terreno della prova. Le situazioni più diffuse sono queste». Ma non mancano casi di falso veri e propri, e quelli aprono scenari diversi, con vere e proprie organizzazioni criminali organizzate, specializzate nella truffa alle assicurazioni, tutt’altro che infrequenti, come la cronaca ci racconta. Per l’automobilista innocente difendersi, allora, diventa molto più complicato.