Acqua: uno su quattro non paga. Acam ha 14 milioni di crediti

Ma il 90% dei furbetti salda dopo solleciti e ingiunzioni

L’amministratore unico di Acam Acque, Luca Piccioli illustra i numeri relativi ai crediti vantati dalla società di via Picco nei confronti dei clienti

L’amministratore unico di Acam Acque, Luca Piccioli illustra i numeri relativi ai crediti vantati dalla società di via Picco nei confronti dei clienti

La Spezia, 19 maggio 2017 - La cifra è cospicua: quasi quattordici milioni di crediti - su un fatturato di 60 - che Acam Acque vanta nei confronti di clienti (leggi: utenti morosi e “furbetti’’) che per motivi vari non pagano la fornitura idrica. E’ il dato più recente fornito a ‘La Nazione’ dalla società, riferito al marzo 2017. Va detto che la cifra non rappresenta il dato del mancato introito in assoluto, in quanto dopo solleciti e ingiunzioni, gran parte degli utenti in debito finiscono per saldare la bolletta, e questo succede nell’oltre il 90 per cento dei casi.

CIÒ non toglie che il recupero dei crediti rappresenti uno dei fronti “caldi’’ della società di via Picco, come conferma il presidente Luca Piccioli. Ma chi non paga la bolletta? A parte i contenziosi con i clienti “super’’, tipo Marina militare, che rappresentano casi limite, il campionario è molto vasto e comprende utenti in effettiva difficoltà economica, ma anche un esercito di furbetti. Si va dall’utente che per far fronte ai propri bisogni si allaccia all’idrante antincendio, al noto ristoratore della Riviera che dopo essersi visto sospendere la fornitura aveva pensato bene di “attingere’’ alla fontana pubblica. Per non parlare di quelli che riescono a intercettare le forniture altrui, facendo pagare il proprio “conto’’ all’inconsapevole vicino di casa. Nell’elaborazione di Acam Acque, risulta che la quota maggiore del credito, il 57% (pari a 7.858.183 euro) è dei privati; gli enti amministrativi vari rappresentano il 18% (2.488196 euro) mentre le attività commerciali e industriali incidono per il 25%, con 3.385.724 euro. «Il recupero del credito – assicura Piccioli – sta dando ottimi risultati, anche perché nel passato, purtroppo, questo aspetto è stato un po’ trascurato. Quando ho assunto l’incarico di presidente di Acam Acque il servizio era internalizzato e il recupero non dava risultati soddisfacenti. Abbiamo riportato la lettura annuale, poi abbiamo proceduto all’esternalizzazione del servizio con una rigorosa gara di appalto e relativo capitolato. Dal 2017 la lettura è obbligatoria due volte l’anno. Dall’inizio del 2016 è stato costituito un settore che si occupa specificamente di contrasto all’abusivismo e al furto d’acqua. C’è una task-force che opera sul campo e in ufficio, la cui attività si sviluppa fondamentalmente nell’analisi di banche dati pubbliche o alle quali Acam ha accesso in qualità di gestore di servizio pubblico, nei riscontri dopo l’attività di lettura, sui mancati recapiti e anche nelle segnalazioni degli utenti. C’è anche una convenzione con i carabinieri in modo da lavorare insieme nei casi più gravi».

«ABBIAMO avviato attente verifiche anagrafiche – aggiunge inoltre Piccioli –, cominciando da Sarzana. C’è un sacco di gente che paga bollette per case che risultano la prima residenza, mentre c’è il sospetto che si tratti di seconde case. I risultati sul fronte del recupero non sono mancati. Basti pensare che nel dicembre 2015 il numero medio dei giorni necessari per ricevere il pagamento dopo la vendita (il cosiddetto Dso, acronimo di Days Sales Outstanding, ndr) era di 94 giorni, scesi oggi al 70 %.Chi l’ha detto che il pubblico debba sempre perdere soldi? Si dove guardare alla qualità del servizio ma anche ai ricavi, senza naturalmente vessare nessuno».