Il marito: "Se non facciamo sesso ti sfregio la faccia con l’acido"

L'uomo condannato a due anni. Ma non andrà in prigione

Le indagini su questo ennesimo caso di violenza tra le pareti di cas sono state svolte dai Carabinieri

Le indagini su questo ennesimo caso di violenza tra le pareti di cas sono state svolte dai Carabinieri

La Spezia, 15 marzo 2017 - La condizione per poter uscire di casa era quella di fare sesso; e poi non è che, a quel punto, potesse frequentare tutte le persone che avrebbe voluto: le relazioni ammesse erano solo quelle con le moglie degli amici. Sgarrare, significava finire col volto sfigurato dall’acido. Un inferno domestico quello vissuto per cinque anni da una giovane donna di origine marocchina, dal 2011 al 2016. Fino alla sua ribellione. Quella che ha innescato l’indagine dei carabinieri i cui atti ieri sono approdati nell’aula dell’udienza premilinare a fronte della richiesta di rinvio a giudizio, presentata dal pm Claudia Merlino, nei confronti di A.B., 46 anni, marocchino anche lui, accusato di maltrattamenti in famiglia.

L’uomo ha incassato il colpo. Nessun tentativo di difendersi e spiegare il perché sul suo comportamento. Ha preferito patteggiare la pena, tesaurizzando la sua incensuratezza che, allo stato, ha l’effetto di sospendere le pena stessa. L’istanza dell’avvocato difensore Carlo Rampi per chiudere la partita processuale sulla soglia dei due anni di reclusione ha raccolto l’assenso del pm. Il gup Marta Perazzo non ha obiettato, sentenziando sulla base dell’accordo fra le parti.

Lunghissimo il capo di imputazione contestato all’uomo, padre di famiglia, sul quale pendevano anche le aggravanti di aver agito davanti agli occhi del figlioletto minore.

 

LA VICENDA si snoda tra La Spezia, Follo e Calice al Cornoviglio. L’uomo è stato accusato di di aver minacciato e maltrattato di continuo la moglie, rendendole intollerabile l’esistenza. Le percosse sarebbero state all’ordine del giorno. Così come le richieste di prestazioni sessuali, nonostante il diniego di lei. Insieme alle minacce rituali subite dalla donna, anche quella di essere lanciata dal balcone e di rimanere sfregiata dall’acido. Non solo parole ma anche mosse eloquenti, col flaconcino dell’acido in mano. Lei era terrorizzata.

La donna, il 5 gennaio del 2016, trovò la forza di denunciare il marito; al suo fianco, aveva l’avvocato Francesca Angelicchio.

Le indagini dei carabinieri del Nucleo operativo Radiomobile della compagnia di Sarzana sono risalite agli elementi di riscontro alle narrazioni: fondamentali si sono rilevate le dichiarazioni rese a verbale da un’amica italiana della donna, che ha confermato la denuncia di lei, per filo e per segno.

Di fronte al capo di imputazione con solidi ancoraggio, l’uomo ha preferito chiudere i conti con la giustizia patteggiando la pena a due anni di reclusione, col beneficio della sospensione condizionale.