Acam morosa con Sat per 1,8 milioni

Ma la multiservizi replica: «Ipotizziamo un credito di 1,6 milioni»

Ettore Antonelli è con il fratello Gian Paolo alla guida dell’azienda di famiglia, fondata nel 1907

Ettore Antonelli è con il fratello Gian Paolo alla guida dell’azienda di famiglia, fondata nel 1907

La Spezia, 27 novembre 2016 - Un debito di 1,8 milioni di euro per l’acqua fornita e non pagata, e che ha prodotto già una diffida della Società acquedotti tirreni a carico di Acam Acque; sullo sfondo, la delibera dell’autorità garante nazionale sulle tariffe 2016-2019, che ha portato Acque a congelare quei pagamenti perché convinta di aver pagato in eccesso la fornitura d’acqua nel periodo precedente, tra il 2012 e il 2015, e che ha visto la stessa Sat impugnare il provvedimento dell’Aeegsi per fare luce sull’effettiva tariffa applicata al grossista. Una vicenda intricata, quella anticipata nei giorni scorsi dalla Nazione, e che ora vede in prima linea i due principali ‘contendenti’, pronti a spiegare le proprie ragioni.

IN PRIMA battuta, proprio Sat, la società della famiglia Antonelli fondata nel 1907, che ha progettato, costruito e gestito tutti gli acquedotti della Spezia, e che oggi gestisce i pozzi, le tubazioni, l’estrazione e la potabilizzazione dell’acqua che poi finisce nei rubinetti degli spezzini. «C’è un credito di Sat nei confronti di Acam di 1,8 milioni di euro per la fornitura del servizio, frutto di mancati pagamenti di Acam Acque per più di un anno di fornitura, dalla fine del 2015 a oggi – spiegano Ettore e Gian Paolo Antonelli –. Ad oggi nessun provvedimento dell’autorità nazionale ha riguardato Sat, nel senso che l’Aeegsi non ha stabilito la tariffa per il grossista. La delibera impugnata riguarda solo Acam e Ato: Sat ha comunque presentato ricorso perché la delibera, che non entra nel merito della congruità della tariffa, ricavandone un conteggio in base a una formula astratta, si presenta poco chiara e di dubbia interpretazione». Secondo gli Antonelli, «nulla è chiesto da Sat ai cittadini, perchè Sat ha lo stesso costo per Acam e per i cittadini dal 2010. Non ci sarà un maxi conguaglio: se il Tar accoglierà le nostre richieste, si continuerà ad applicare il contratto approvato dall’Ato e dall’assemblea dei sindaci negli anni passati e che prevede per Sat il solo riconoscimento dei costi sostenuti».

DI DIVERSO avviso è Acam Acque, che con l’amministratore unico Luca Piccioli sottolinea che «nel contratto per la fornitura firmato tra le parti nel 2013 c’era una clausola: quanto pattuito per l’acquisto dell’acqua sarebbe stato riconosciuto salvo diverse determinazioni delle autorità. L’Aeegsi non ha approvato la tariffa per Sat, ma al contempo non ha riconosciuto ad Acam uno specifico conguaglio di 800mila euro per coprire costi di approvvigionamento del biennio 2012-2013: è stato il segnale che ci ha fatto capire che l’acqua, in quegli anni, era stata acquistata a un prezzo più alto. Ipotizziamo un maggiore esborso di 1,6 milioni di euro: da qui la decisione di congelare i pagamenti per il pregresso, ma con l’impegno di saldare le prossime fatture».

Per Piccioli, «se il Tar confermerà l’impianto della delibera, si dovrà prevedere con Sat all’adeguamento contrattuale e alla compensazione; se il prezzo indicato fosse quello del contratto con Sat, per il periodo 2012-2015 sarà necessario fare un conguaglio in bolletta, secondo il principio del full recovery cost: in quegli anni Acam non aveva riversato per intero sulle bollette i costi di approvvigionamento dell’acqua in quanto il riferimento preso dall’autorità era quello del 2011, inferiore al contratto tra le parti stipulato nel 2013».