Cimiteri, ‘affitti’ alle stelle per l’ultima dimora: i loculi d’élite costano oltre 5mila euro

Nel listino aumenti fino al 10%. E gli spezzini scelgono il forno

Un cimitero

Un cimitero

La Spezia, 30 ottobre 2014 - “MUORTO si’ tu e muorto so’ pur’ io; ognuno comme a ‘na’ato è tale e quale”. La morte è una livella che cancella le differenze, diceva un filosofico Totò. Ma la realtà supera la poesia. Almeno alla Spezia dove morire fa sempre più male... anche alla tasca. Sì, perché nell’ultimo anno i prezzi dei loculi per le salme hanno subìto un aumento tra il sette e il dieci per cento. Tutto dipende dalla concessione che è stata raddoppiata. Gli eredi, infatti, non dovranno più preoccuparsi della dimora eterna dei cari (è proprio il caso di dirlo) estinti alla scadenza dei vent’anni dalla loro scomparsa ma a quaranta, non rinnovabili. Un vero sollievo, se non fosse che l’allungamento dei tempi si ripercuote direttamente sulle tariffe. Il listino varia da un minino di 1.400 euro a poco più di 5mila. A seconda della diversa collocazione. I posti più ambiti sono quelli ad altezza d’uomo: la tariffa oscilla tra 4.482 euro allo ‘scoperto’ e 5.155 al riparo. Basta scendere mezzo metro sotto, dove bisogna inginocchiarsi per cambiare l’acqua ai fiori, per risparmiare mille euro.

Addirittura tremila per chi decide di farlo sforzandosi in punta di piedi o ricorrendo alla scala. Dalla quinta fila in poi la spesa passa da 1.474 a un massimo 1.709 euro per i forni messi al riparo dalle intemperie. La terra resta quindi sempre e comunque la scelta più economica anche se qualcuno — nonostante siano passati quindici anni dalla piccola grande rivoluzione — reclama ancora l’uso gratuito (almeno) del suolo. Il prezzo del ‘letto’ naturale non ha tuttavia subìto ritocchi rilevani: si attesta attorno ai 347 euro ogni decennio. Ma qualcosa è cambiato nelle abitudini degli spezzini. Il numero di chi sceglie di farsi cremare — un’operazione da 500 euro — è in continua crescita. La maggior parte degli eredi, tra l’altro, decide di custodire l’urna nella propria abitazione o addirittura di gettare le ceneri in mare, nelle acque dell’isola Palmaria. Un rituale che sta diventando una vera e propria moda. Così è che tra gli addetti ai lavori si reclama a gran voce l’accensione di un secondo forno che possa soddisfare le richieste dell’intera provincia, creando un business da svariate migliaia di euro. Basta un tour al camposanto dei Boschetti per capire che il giro d’affari potrebbe farsi interessante: troviamo ben nove bare in “attesa” del proprio turno, parcheggiate in un’apposita stanza con tanto di corone e fiori. Quello che rincuora e che accomuna la maggior parte dei cimiteri cittadini, quelli di frazione inclusi, è la cura con la quale vengono gestiti. Il degrado, insomma, non è di casa né a Biassa né alla Pieve, ma neppure alla ‘collina’ cittadina alla quale però va indirizzato un piccolo rimprovero. Gli anziani che frequentano la dimora dei Boschetti per far visita a qualche caro, infatti, non possono contare sul servizio di trasporto interno nonostante le distanze chilometriche: la navetta è attiva su richiesta soltanto il 31 ottobre, il primo e il secondo di novembre. Per il resto dell’anno l’unica speranza è la mappa consegnata all’ingresso che, se attentamente studiata, potrebbe far scoprire qualche scorciatoia.