Caos sulla Paita, ma il Pd fa quadrato. La candidata: "Vado avanti"

"Il partito mi ha detto di andare avanti e questo calore mi ha dato forza"

Raffaella Paita, candidata Pd in Liguria (foto Ansa)

Raffaella Paita, candidata Pd in Liguria (foto Ansa)

La Spezia, 17 aprile 2015 - Riunioni politiche, incontri con gli avvocati, risposte ai giornalisti. Una giornata dai ritmi convulsi quella di ieri per Raffaella Paita, candidata del centrosinistra alla presidenza della Regione Liguria, e da 24 ore iscritta nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Genova sull’alluvione che ha messo in ginocchio il capoluogo ligure il 9 ottobre.

Paita, le viene contestato di non aver dato l’allerta meteo. È morta una persona, c’è stato un disastro. Come si difenderà?

Per capirci: è come se l’assessore alla sanità, a fronte di un paziente a cui non vengono fatti gli esami, avesse il potere di imporli superando la responsabilità del medico. Nel mio caso, per dare l’allerta, avrei dovuto commettere un illecito amministrativo, un abuso di potere, perché dare l’allerta non è in alcun modo in potere dell’assessore.

Quindi getta la croce sui dirigenti, pare di capire?

I poteri amministrativi, organizzativi e di gestione spettano ai dirigenti in via esclusiva. Lo confermano anche i documenti sulle allerte firmati in questi anni. Sono state firmate 100 allerte negli ultimi 10 anni: nessuna è firmata dall’assessore.

Sta parlando solo di principi.

Considerate le norme, non poteva essere altrimenti. Vede, è una questione che non riguarda solo Lella Paita, ma tutti gli amministratori: se passa il principio che i politici hanno le responsabilità dei tecnici è la fine della politica.

Ma lei ha pensato all’ipotesi di un ritiro dalla corsa a governatore della Regione Liguria?

Ho passato due giornate lunghe e difficili. Ho voluto prendermi il tempo di riflettere. Cose così importanti non si affrontano a cuor leggero. Aiutata dal mio partito, ho deciso di andare avanti con ancora maggiore convinzione. In queste ore ho riscoperto il senso più vero della politica: una comunità di donne e uomini che, proprio nei momenti difficili, sanno essere uniti.

Se l’avviso fosse arrivato prima delle primarie, cosa avrebbe fatto?

Esattamente ciò che sto facendo.

Immagino vi siate sentiti con Renzi, visto che il caso che la riguarda si inserisce in un contesto politico difficile per il Pd.

Il premier è a Washington. Ho sentito il vicesegretario Guerini e il sottosegretario Lotti, che ho incontrato a Genova. Il mio partito a ogni livello mi ha detto di andare avanti. E, non le nascondo, che sentire questo calore mi ha dato forza.

Teme di finire nel ‘tritacarne’, e che i suoi avversari paragonino il suo caso a quello dell’ex ministro Lupi?

Tutta questa vicenda mi ha colpito dal punto di vista umano. In queste ore per me sono stati molto importanti la fiducia e il sostegno del mio partito e i tanti messaggi di chi mi ha manifestato vicinanza. Quello che più mi sorprende è il merito delle contestazioni: la mancata allerta. Ripeto, ho deciso di andare avanti con ancora maggiore convinzione.