Bonanini l’unico sulla graticola per la frana di Via dell’Amore

Il pm chiede l’archiviazione per sindaco, presidente del Parco e tecnici

Frana (foto di repertorio)

Frana (foto di repertorio)

La Spezia, 19 settembre 2014 - IL SINDACO di Riomaggiore Franca Cantrigliani e il presidente del Parco delle 5 Terre Vittorio Alessandro non ebbero modo e tempo di realizzare interventi tesi ad imbrigliare il dissesto di Via dell’Amore, travolti dall’impegno per di riorganizzare i due enti provenienti della «malagestio» silurata dall’inchiesta penale Mani Unte; i tecnici Giacomo Mastorci, Alessandro Niccolai, Eliana Vannini, Stefano Vannucci e Marco Zanicchi, cioè coloro che effettuarono in vari periodi le progettazioni degli interventi di consolidamento sul percorso panoramico, lo fecero nell’ambito delle risorse disponibili, avvisando gli enti che ci sarebbe stato da fare molto di più; il ’varco’ da cui passarono le pietre senza essere trattenute dalla rete (comunque travolta) non è poi frutto di negligenze progettuali o esecutive ma di un nuovo assetto assunto dalla parete rispetto a quella esistente all’epoca del progetto, quando c’era il verde a imbrigliare i sassi. Sono queste le circostanze di fatto e di tempo che inducono il pm Giovanni Maddaleni - all’esito del contradditorio sulla superperizia dei geologi Alfonso e Valeria Bellini - a non ritenere responsabili i sette indagati ai quali fu contestato il reato di frana colposa a seguito dello smottamento-choc che il 24 settembre del 2012 travolse quattro turiste australiane, ferendone due in maniera gravemente. Il magistrato sostiene tutto ciò nell’articolata richiesta di archiviazione presentata al gip Diana Brusacà: sette pagine ancora top secret ma di cui trapela il contenuto. All’appello del deposito in cancellaria manca l’altro indagato coinvolto: l’ex presidente del Parco Franco Bonanini, inizialmente chiamato in causa come presunto proprietario dei terreni da cui si distaccarono i massi. In effetti la frana si originò nei pressi ma la posizione di Bonanini, ritiene il pm, merita un approfondimento: c’è da capire se con il potere e le risorse di cui disponeva all’epoca in cui era presidente del Parco poteva fare di più per evitare il dissesto di Via dell’Amore. Di qui lo stralcio del fascicolo.  INTANTO Via dell’Amore - dissequestrata dal pm dopo l’incidente probatorio a condizione che la riapertura al pubblico avvenga solo dopo la messa in sicurezza - resta off limits. Doveva esserlo anche nel settembre del 2012, per i pericoli incombenti sugli escursionisti che pagavano per godersi il transito nel sentiero sospeso fra cielo e mare, senza sapere quello che rischiavano. Un provvedimento, quello della chiusura, che doveva essere adottato attraverso una decisione concertata tra sindaco (in virtù della proprietà in capo al Comune del sito) e presidente del Parco (in quanto l’ente nazionale riscuoteva gli incassi dei ticket), la prima insediata nel maggio del 2011, il secondo alla fine del 2012. E, seguendo le deduzioni del pm, è stata per loro una fortuna che la frana non si sia risolta in tragedia, che non siano stati dei morti. E che le turiste ferite non abbiamo presentato querela per lesioni. «I love 5 Terre» continuano a sostenere, grate per le premure espresse dal Parco dai primi giorni di ricovero fino al loro ritorno in Australia: una vicinanza morale sentita, con contatti che proseguono via Internet; nessuna rivalsa, nessun addossamento di colpe. Solo la voglia di tornare a percorrere Via dell’Amore. Un domani che appare comunque lontano.