"Basta con il blocco del cantiere". Il Comune chiede sanzioni al Tar

Presentato il ricorso contro le prescrizioni della Soprintendenza

A sinistra, piazza Verdi. Sopra, l’avvocato Stefano Carrabba

A sinistra, piazza Verdi. Sopra, l’avvocato Stefano Carrabba

La Spezia, 17 novembre 2015 - QUARANTOTTO pagine di rimandi legislativi e amministrativi. Una puntuale ricostruzione degli avvenimenti che hanno avuto per oggetto, dal 2012 a oggi, le alterne fortune del restyling di piazza Verdi e una fitta maglia di argomentazioni giuridiche volte a ottenere un duplice risultato: l’annullamento degli atti impugnati e un dispositivo del Tar che ordini a tutti gli uffici, periferici e centrali, del ministero dei Beni e delle attività culturali il rispetto, pena l’applicazione di sanzioni, della sentenza con la quale i giudici del Tar nel maggio 2014 diedero il via libera alla realizzazione dell’originario progetto di riqualificazione firmato dalla coppia Vannetti-Buren.

DELLA serie, non sono più tollerati atti che blocchino i lavori, soprattutto se emessi in violazione di dispositivi giuridici già passati in giudicato. E’ questo, in soldoni, il contenuto del ricorso per ottemperanza che il Comune della Spezia, tutelato dall’avvocato civico Stefano Carrabba e dal legale Giovanni Bormioli, ha notificato nei giorni scorsi al Tar di Genova. Un ricorso ‘annunciato’, con tanto di richiesta di tutela cautelare, che seguirà un rito abbreviato e per il quale è attesa una sentenza già entro la metà di febbraio (la prima udienza utile è quella del 28 gennaio, la seconda è ipotizzabile per l’11 del mese successivo). L’argomentazione sviluppata dai due legali e che sarà oggetto di approfondimento da parte del collegio giudicante, si muove su un doppio canale: l’impugnazione di atti emessi in violazione ed elusione del precedente giudicato e la richiesta di annullamento degli ultimi provvedimenti assunti dalla Soprintendenza e che, a prescindere da una valutazione di inottemperanza, l’amministrazione comunale considera illegittimi, in primis la richiesta di revisione del progetto notificata su impulso della Direzione generale belle arti e paesaggio. Una revisione che è in realtà un vero e proprio stravolgimento e che prevede, tra l’altro, la ripiantumazione di un filare ad alto fusto al posto dei pini abbattuti. Nello specifico, la ricollocazione delle essenze arboree, si rileva nel ricorso, sarebbe «sfacciatamente in violazione del giudicato», proprio perché il filare era stato legittimamente rimosso all’esito del precedente ricorso. Ma ad essere bersagliata dall’impugnazione di Palazzo civico è, più in generale, l’impostazione della nota contenente le prescrizioni ministeriali, con la pretesa di conservare e valorizzare i resti del Politeama emersi durante gli scavi dell’estate scorsa. Resti che la stessa Soprintendenza Archeologica della Liguria il 18 giugno 2015 valutava come «assimilabili per tecnica costruttiva a quelli precedentemente portati alla luce e per i quali era stato dato il nulla osta alla demolizione».