Tutore urgente per una disabile: "Sì, ma torni fra un mese"

La denuncia della madre di una sedicenne, ora "prigioniera" in casa. "E il medico che deve firmare l'autorizzazione lunedì sarà assente per il ponte festivo..."

Arianna Bettalli

Arianna Bettalli

La Spezia, 28 maggio 2015 - Quasi un mese per avere un tutore ortopedico funzionale a una lussazione al menisco. Ma prima dovrà aspettare due settimane per la firma di autorizzazione di un medico. Un caso di sofferenza e disagi quello di una sedicenne spezzina, ancora più grave perché si tratta di una persona disabile mentale, invalida al cento per cento e quindi a totale carico del servizio sanitario.

A raccontarlo è la madre, Ariella Bettalli, disperata per i ritardi a causa della burocrazia e dei maledetti tempi di attesa dell’Asl 5. "Tra un mese – osserva la donna – quando avrò in mano l’autorizzazione e la pratica andrà a buon fine, il tutore probabilmente non servirà più. Nel frattempo non so come accompagnare la ragazza a scuola, come lavarla, come darle sollievo, visto una situazione non certo bella di difficoltà quotidiana".

Ariella Bettalli ha portato la figlia al pronto soccorso martedì. E’ uscita soddisfatta per il percorso di prima cura. Ieri, con il foglio dell’ospedale, è andata all’ufficio protesi di via 24 Maggio. E’ lì che iniziata l’odissea. "Mi hanno detto – racconta – che per avere materialmente il tutore bisognerà aspettare quasi un mese. Non solo. Il medico che dà l’autorizzazione sarà assente lunedì, giorno di ponte, per sue ferie".

Ferie, un diritto sacrosanto, ma l’Asl non riesce ad assicurare un servizio così importante per la salute di una persona disabile? "E’ quello che mi chiedo – sostiene Ariella Bettalli – sperando che la mia protesta serva a mettere a posto le cose. Le persone più deboli non possono aspettare".

La madre è tornata sui suoi passi, facendo visita al reparto di ortopedia del Sant’Andrea, interessato il giorno precedente dal pronto soccorso. "Non potendo usufruire del tutore – spiega – i medici hanno deciso di aiutarla praticandole una steccatura fissa. Li ringrazio per il lavoro, ma una gamba immobilizzata a una persona invalida come mia figlia non ha fatto altro che peggiorare la sua disabilità. Ora non possiamo fare altro che restare prigionieri in casa per quasi un mese. Non è giusto".

Una madre che mastica amaro e grida il diritto alla salute della figlia e con esso il diritto alla scuola, al divertimento, alla vita. "I tempi di attesa – commenta – sono una vergogna. La sono di più per i più deboli che dovrebbero avere i servizi in tempi ragionevoli".

Manrico Parma