Venerdì 19 Aprile 2024

Investì un anziano dopo la rapina. Catturato un pericoloso latitante

Condannato per tentato omicidio, viveva di nascosto in un camper

MAZZETTA Il punto di via Bologna in cui avvenne il tentato omicidio.

MAZZETTA Il punto di via Bologna in cui avvenne il tentato omicidio.

La Spezia, 28 novembre 2014 - PER GARANTIRSI la libertà aveva scelto di vivere assieme alla sua famiglia in un camper, dotato non solo di tutti i comfort ma anche di quattro scanner in grado di intercettare le conversazioni delle forze dell’ordine e di metterlo nelle condizioni di anticipare le mosse di chi lo stava braccando. Emily Lafleur, 36enne, nato a Lucca ma di origine Sinti, di andare in carcere proprio non ne voleva sapere. Lui che dodici anni fa alla Spezia, appena 24enne, assieme a un complice aveva ridotto in fin di vita un 65enne “colpevole” di aver sventato una truffa ai danni della madre residente in via Bologna.

L’episodio, il 3 agosto del 2002. Lafleur in compagnia di un complice si era introdotto nell’abitazione di una 92enne, sottraendole denaro con la scusa di una lotteria a premi. Il figlio della donna capì tutto, non esitando a inseguire i due malviventi. In strada, il dramma: il 65enne, colpito con un pugno, trovò la forza di aggrapparsi al portabagagli. Venne investito due volte: la prima in retromarcia, la seconda in avanti, con l’uomo che venne trascinato per quasi trenta metri sull’asfalto. Il 65enne rimase in coma per diverso tempo, ma la sua testimonianza fu fondamentale per inchiodare il 36enne. Lafleur, invece, ha trascorso tutto il tempo passato dalla sentenza di primo grado (arrivata nel 2009) a oggi, girando la Toscana come un nomade. Nel frattempo l’iter giudiziario faceva il suo corso arrivando fino in Cassazione, dove la conferma della condanna a 11 anni di reclusione per tentato omicidio e rapina (diventati otto per effetto dell’indulto) nel marzo scorso gli aveva aperto definitivamente, almeno sulla carta, le porte del carcere.

Lafleur è stato arrestato ieri all’alba a Campi Bisenzio, nel Fiorentino, mentre si trovava con la sua famiglia a bordo del camper situato in un terreno recintato di proprietà di parenti. Un’operazione durata mesi, fatta di intercettazioni e indagini, quella che ha visto impegnati i militari della Compagnia di Sarzana diretta dal capitano Giovanni Di Bella, con la collaborazione dei colleghi del Norm diretto dal tenente Lorenzo Camici Bianconi e del nucleo investigativo del maggiore Armando Ago, e culminata nell’arresto studiato nei minimi particolari, a partire dal silenzio radio imposto dalle tecnologie a disposizione del latitante. Lafleur, aiutato nella latitanza dai famigliari, ha fatto appena in tempo ad accorgersi dei militari che scavalcavano il recinto: quando ha aperto la porta del camper per fuggire, si è trovato di fronte ai mitra. «Se non ero con moglie e bambini, in carcere mi ci avreste portato da morto» ha affermato l’uomo una volta bloccato dai carabinieri di Sarzana e di Signa, prima di essere portato nel carcere di Sollicciano. La sua fedina penale conteneva oltre cento pagine di reati.

Matteo Marcello