Acam, “Ridotto” a fare il camionista: risarcimento da 60mila euro

L'azienda è stata condannata

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

La Spezia, 22 ottobre 2014 - DA ADDETTO agli impianti ad autista dei mezzi compattatori. Un demansionamento in piena regola, quello subito da un dipendente di Acam Ambiente e riconosciuto anche dal giudice del lavoro, che ha condannato l’azienda di via Picco a risarcire il lavoratore con un assegno da 60mila euro. Con le polemiche sui presunti demansionamenti legati al passaggio di alcuni dipendenti al servizio di raccolta porta a porta, arriva una sentenza che rischia di fare da apripista verso altri contenziosi. L’episodio, per il quale si è espresso nei giorni scorsi il giudice Gabriele Romano, affonda le sue radici nel 2008. Al lavoratore, dopo alcuni mesi di addestramento venne assegnata la qualifica di operatore all’impianto per la produzione di combustibile da rifiuti a Saliceti. Dopo tredici mesi, era il luglio del 2009, l’addetto fu costretto dall’azienda a fare il percorso inverso: fu rimandato a fare l’autista per ragioni mai rese note dall’azienda. Da qui la causa intentata all’azienda, con l’operatore che ha affidato la propria tutela legale all’avvocato Roberto Quber. Secondo il legale, le mansioni di operatore di impianto di combustione sono tecnicamente più complesse di quelle di autista di camion. Di diversa opinione la multiutility di via Picco, che in sede di udienza avrebbe sostenuto l’equivalenza delle mansioni di autista di camion con quella di operatore all’impianto di produzione di combustibile da rifiuti. A fare chiarezza è stato il giudice Gabriele Romano, che ha condannato Acam Ambiente ad assegnare nuovamente al dipendente le mansioni precedentemente svolte, ma soprattutto a risarcire il danno da demansionamento per gli oltre cinque anni passati a svolgere mansioni di minore complessità: oltre 60mila euro, comprese le differenze retributive derivanti dalla dequalificazione. «Sono molto soddisfatto perché il mio assistito ha avuto il giusto riconoscimento delle sue ragioni — commenta l’avvocato Roberto Quber — come cittadino, però, sono molto preoccupato dei troppi errori commessi, anche sul piano della gestione delle risorse umane, da un’azienda pubblica. Ed è inquietante il silenzio sceso sulle responsabilità di un colpevole, recente passato».