Acam, progetto per riaprire la discarica di Saturnia

Appello dei Comitati alla Regione: "Un’inchiesta pubblica sulla discarica"

Un’immagine di repertorio della discarica di Saturnia, esponente di Legambiente

Un’immagine di repertorio della discarica di Saturnia, esponente di Legambiente

La Spezia, 8 febbraio 2016 - L’ACAM è intenzionata a utilizzare la discarica di Saturnia per smaltire la fos e materiale di natura lapidea. La fos, risultato di un processo d’igienizzazione e stabilizzazione della componente organica dei rifiuti solidi urbani, infatti è normalmente utilizzata per la copertura delle discariche, da sola o miscelata con materiale di roccia o terroso. La notizia è arrivata in città sulla scia della pratica di valutazione di impatto ambientale aperta a gennaio presso la Regione Liguria. Non l’hanno presa bene gli abitanti di Pagliari, nella cui zona si trova la collina con lo storico sito da anni in attesa di bonifica, e con loro le associazioni ambientaliste, Italia Nostra e Legambiente e Verdi Ambiente, oltre al Comitato del Levante. Queste quattro associazioni si sono coalizzate chiedendo ufficialmente al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, d’intesa con il sindaco Massimo Federici, l’apertura di un’inchiesta pubblica riguardante Saturnia.

L’inchiesta pubblica, affidata a un presidente super partes, garantisce la democraticità del processo normativo, dal momento che viene offerta a tutti i potenziali interessati la possibilità di esprimere i propri commenti sui contenuti del progetto, prima che questo venga autorizzato. Associazioni e Comitati tengono le antenne dritte memori della tribolazione del passato. Vogliono capire bene il significato del progetto intitolato “Lavori di messa in sicurezza permanente e realizzazione di un nuovo impianto con riqualificazione ambientale”. Nel merito poi ricordano che nel 2001 il consiglio comunale approvò una mozione in cui si impegnava la giunta affinché il sito di Saturnia venisse solo bonificato e non più riaperto come discarica di servizio per rifiuti. Senza parlare del piano provinciale rifiuti che non ha previsto il sito di Pagliari tra quelli di servizi ma soltanto tra quelli di bonifica. La storia della discarica di Pitelli inizia negli anni Ottanta. Aperta da privati, doveva allora raccogliere le ceneri dell’Enel. Nel periodo dell’emergenza rifiuti, seguito alla chiusura dell’inceneritore, accoglie i rifiuti solidi urbani per un certo periodo. Siamo a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. La protesta dei quartieri del levante, a causa dell’aria irrespirabile e del rischio inquinamento, la fece chiudere, lasciando quel ‘buco’ aperto in attesa di essere risanato.