La fuga di Vendola

Il commento

Gabriele Canè

Gabriele Canè

Firenze, 29 febbraio 2016 - Prima di tutto, tanti auguri a Tobia Antonio. Forse non avrà una vita facile. Due padri, una madre o magari due in affitto che non conoscerà mai, un cognome o magari due a seconda di quale fine faranno la Cirinnà e le sue truppe sul fronte delle adozioni gay. Insomma, sarà uno di quei bambini ‘felici’ che le trasmissioni tv politicamente corrette ci mostreranno, invidiati da tutti i compagni che, poveracci, hanno solo un padre e una madre. Tipo Adamo ed Eva, tanto per fare un esempio. I due esseri che hanno permesso l’esistenza della nostra umanità, che con due Adami o due Eve avrebbe avuto qualche difficoltà a perpetuarsi. Ma tutto ciò, come sappiamo, è superato, scientificamente e culturalmente discutibile. Dunque, auguri di cuore a Tobia.

E auguri ovviamente anche a Nichi, che ha sempre sognato di diventare genitore, e su cui grava ora la pesante responsabilità di crescere un bambino. Il mestiere più difficile del mondo. Auguri all’uomo, ma nessun complimento al politico. Intanto perché mentre in Italia ci si scannava sul problema delle unioni e delle adozioni, lui se ne stava in California in dolce attesa. Non una parola su una sua storica battaglia, non un intervento. E se qualcosa ha detto, lo ha fatto con molta discrezione. In silenzio. Per essere il leader di un partito a sinistra di quello di sinistra (?), il Pd, non è una medaglia al valore. In secondo luogo, perché la nascita del piccolo avviene all’estero, sfruttando la miseria di una donna, e in spregio delle leggi italiane che vietano il cosiddetto utero in affitto. E questo per un uomo pubblico, delle istituzioni, non è un comportamento esemplare.

Perché i casi sono due: o i vincoli etici del ruolo valgono per tutti, da Berlusconi a Vendola, o non valgono per nessuno. E visto che valgono, è come se il segretario di Sel avesse detto: delle leggi dello Stato italiano, e non solo, io me ne frego. Intendiamoci. Lo faceva anche Marco Pannella andando in piazza a fumare e a distribuire marijuana ai passanti. Ma quella era una battaglia politica, una sfida, pagata sulla propria pelle.

Vendola, invece, la pelle se l’è abbronzata in California, senza turbare il mondo politico, e disponendo di mezzi che tanti compagni, e non solo, gli invidieranno. Allora, in bocca al lupo. Che Vendola genitore sia meglio del Vendola cittadino e politico. A occhio e croce, l’impresa non sembra impossibile.